Genova. La maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria si allarga a macchia d’olio, e arriva a lambire anche il mondo della sanità.
La notizia che ha tenuto banco nelle ultime ore riguarda nello specifico il presidente della Regione, Giovanni Toti (attualmente sospeso e ai domiciliari) e il capo di gabinetto e braccio destro, Matteo Cozzani (dimissionario, e anche lui ai domiciliari), indagati anche per falso perché avrebbero truccato i dati relativi alla popolazione ligure nell’ambito delle richieste per i vaccini anti Covid durante uno degli anni più complessi nella gestione della pandemia, il 2021. Ma che cosa intende esattamente la procura quando ipotizza il falso?
La risposta è in alcune delle migliaia di pagine che compongono il dossier che ha scatenato lo tsunami che si è abbattuto sulla regione. Un dossier partito dall’ipotesi dell’esistenza di un sistema incentrato sulla corruzione che coinvolge imprenditori e amministratori pubblici: presunti finanziamenti illeciti in cambio di favori, dall’accelerazione allo sblocco di pratiche passando per le concessioni.
Il tema della sanità sembra essere entrato “dalla finestra”, perché ciò su cui si sono concentrati gli inquirenti è soprattutto il mondo portuale. Sotto la lente della procura sono però finite alcune intercettazioni e conversazioni che gettano una luce particolare sui rapporti tra il presidente della Regione e imprenditori legati al mondo della sanità privata, e in quest’ambito si è affacciato, appunto, anche il tema dei vaccini covid.
Ansaldi a Cozzani: “Mi dai i dati stimati con tanta sagacia e precisione?”
È il marzo del 2021, in Liguria la campagna vaccinale è entrata nel vivo ma non viaggia al ritmo ottimale, complice anche le difficoltà a reperire le dosi necessarie per una somministrazione a tappeto. Il fabbisogno delle singole regioni viene comunicato dai referenti in un apposito canale di comunicazione aperto con la struttura commissariale, ed è qui che – secondo la procura – sono stati inviati dati non corrispondenti alla realtà.
Le conversazioni “incriminate” per gli inquirenti sono due, entrambe datate 24 marzo 2021. La prima (telefonica) avviene tra Cozzani, Filippo Ansaldi, all’epoca direttore sanitario di Alisa, e Barbara Rebesco, direttrice delle politiche del farmaco di Alisa. La seconda intercorre invece tra Matteo Cozzani e Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di Commercio di Genova, che si incontrano nell’ufficio del primo. Di questi solo Cozzani risulta al momento indagato.
Ansaldi nello specifico chiama Cozzani e chiede “le coperture vaccinali che abbiamo stimato con tanta sagacia e precisione”, ironizzando sui numeri. Il capo di gabinetto replica immediatamente: “Ah sì scusa, quelle che abbiamo mandato improvvidamente a Figliuolo?”. “Esattamente – conferma ancora ridendo Ansaldi – quel calcolo altissimo”.
Il gap tra i dati della struttura commissariale e quelli inviati dalla Regione
Il 22 marzo del 2021, infatti, il capo di gabinetto della struttura commissariare coordinata dal generale Francesco Paolo Figliuolo aveva chiesto anche alla Liguria di inviare i dati relativi alla popolazione over 80 ligure: quanti sono, quanti sono stati vaccinati con una dose, quanti con due, chi deve ancora ricevere il vaccino. Lo stesso giorno dall’utenza di una dipendente di Asl 3 arriva la risposta: 173.000 over 80, 86.945 dosi somministrate, 110.439 persone ancora da vaccinare.
La struttura commissariale in realtà ha un riferimento prioritario per individuare la platea di persone da vaccinare, ed è la tessera sanitaria, incrociata con il report vaccinale del governo. Proprio sulla base di questo sistema, il dato in mano al team di Figliuolo non corrisponde a quello comunicato dalla Liguria: i numeri parlano di 159.558 over 80 in regione, una discrepanza dunque di 13.442 unità.
Rebesco: “Ragazzi state attenti, dobbiamo essere allineati”
Barbara Rebesco evidentemente è a conoscenza di questa discrepanza perché interviene tra Cozzani e Ansaldi. Ride, anche lei, ma puntualizza: “ Vi devo parlare – dice – perché Figliuolo, diciamo i suoi, ci avevano fatto una richiesta di dati, la percentuale dei vecchi, dei giovani, la copertura, che noi gli abbiamo dato. Poi ieri uno scagnozzo di Figliuolo mi ha detto che gli abbiamo mandato dei dati che non erano allineati con quelli che avevamo mandato”.
I dati non coincidono insomma, e Rebesco chiede di fare maggiore attenzione. Ansaldi conferma: “Si perché il abbiamo calcolati ieri pomeriggio quindi è colpa nostra”. Cozzani rincara la dose, usando il sarcasmo: “Con un sistema statistico abbastanza diciamo definito, perché Toti il ha voluti in dieci minuti, se vuoi te lo te lo enuncio anche qual è il modello – dice a Rebesco – a c…o. Sì direi proprio un modello studiato a Harvard”.
A questo punto tutti e tre concordano: meglio condividere i dati e “riconciliare”, dice Rebesco, perché i referenti della struttura commissariale “sono militari”. E quindi mette in guardia: “Però ragazzi state attenti perché questo gruppo della protezione civile chiede dati, e noi chiaramente facciamo calcoli qui e li mandiamo… quindi…cioè… dobbiamo sempre stare attenti a essere allineati”.
Ansaldi, contattato nel pomeriggio dalla redazione di Genova24, non ha voluto commentare i contenuti dell’inchiesta.
Cozzani parla di Toti: “Io avevo già truccato i dati, lui li ha presi e li ha riaumentati”
Poco dopo Cozzani interrompe la conversazione perché nel suo ufficio arriva Maurizio Caviglia, con cui riprende l’argomento campagna vaccinale. Confermando che “ i dati che abbiamo mandato hanno un tic”, e spiegando poi: “Il problema qual è stato, che io avevo già truccato, lui li ha presi, li ha riaumentati, quando me li ha rimandati ho guardato e gli ho scritto ‘ma cazzo pres, ma sono fuori’, ha detto ‘ma no li ho un po’ aumentati’, ‘ma l’avevo già fatto io’, gli ho detto, ‘e c…o dimmelo che l’hai già fatto te, aspetta un secondo’..vabbè”.
Per gli inquirenti insomma sia Toti (il ‘pres’ cui fa riferimento Cozzani) sia Cozzani avrebbero ritoccato i dati relativi alla popolazione ligure, così da far aumentare i numeri e con essi i vaccini da inviare in regione. Tutto poi si chiuderà in un nulla di fatto, in realtà, ed è anche per questo che è altamente probabile che la procura per questo filone chieda l’archiviazione.
Quando la struttura commissariale, il 25 marzo, invia il dato in suo possesso relativo agli over80 (torna a chiedere alle regioni di confermare il dato della popolazione over80 – i 159.558 sopra citati – interviene infatti Rebesco, che conferma la validità del dato ufficiale che risulta alla struttura.
Caviglia: “Ho avuto modo di assistere e magari partecipare a conversazioni tra terzi”
Interpellato sulla questione alla presentazione dell’evento ‘Liguria in bottega’, lunedì mattina, Caviglia ha chiarito che “per quello che riguarda alcune fattispecie sono praticamente come una persona che ha avuto modo di assistere e magari partecipare a conversazioni tra terzi”.
Caviglia (che, è bene sottolinearlo, non è in alcun modo indagato), ha poi aggiunto: “Quello che mi ricordo è che in quel periodo lì la mia prima preoccupazione era trovare sistemi per aiutare le imprese e le famiglie. Vi ricordate che non c’erano mascherine e non c’erano vaccini? Ricordate che mortalità avevamo? Quella era la nostra prima preoccupazione”.
La seconda preoccupazione, ha proseguito Caviglia, era per la ripartenza delle imprese: “Per fare solo un esempio, grazie a Toti che era vicepresidente della consulta della conferenza delle Regioni presieduta da Bonaccini abbiamo cambiato moltissime norme per la ripartenza delle imprese. Facciamo un esempio ligure, per gli stabilimenti balneari, ogni ombrellone doveva avere a disposizione quasi 20 metri quadrati: immaginate la Liguria? Insieme al presidente Toti abbiamo motivato il perché lo spazio dovesse essere la metà e abbiamo ottenuto questo tipo di cose. Sono convinto sia anche giusto fare un po’ esercizio di memoria. In quel momento era il problema principale per molti, oggi sembra una cosa così lontana ma quanto si rivolge il nastro bisogna riavvolgerlo tutto”.