Genova. Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, gemelli nati a Caltanissetta, 65 anni, residenti a Boltiere, nel bergamasco, esponenti di Forza Italia – prontamente sospesi dal partito – sono gli uomini che, secondo gli inquirenti, Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e nel ruolo di coordinatore della campagna elettorale della lista arancione per le regionali 2020, aveva preso come riferimento per raccogliere quanti più voti della folta comunità di riesini a Genova, comunità con cui già da anni erano in stretti rapporti. Si autodefinivano “cricca di amici”.
I due sono indagati dalla procura di Genova nell’inchiesta per corruzione elettorale. Ad Arturo Testa è contestata anche l’aggravante del 416 bis per avere commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare Cosa Nostra. I pm credono che abbiano agito promettendo almeno 400 voti a candidati del centrodestra, tra tutti Stefano Anzalone, oggi consigliere regionale, anche attraverso la figura di Umberto Lo Grasso, oggi consigliere comunale a Genova.
In cambio avrebbero chiesto a loro e a Matteo Cozzani favori, come posti di lavoro per amici e il cambio di destinazione d’uso di una casa popolare. Favori per cui Cozzani, secondo gli inquirenti e le carte dell’inchiesta, si spese moltissimo anche se con scarsi risultati.
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Sullo sfondo l’aspetto più delicato della maxi-inchiesta: i legami con la famiglia mafiosa dei Cammarata attraverso quello che viene indicato dalla procura come il referente del mandamento a Genova, l’ex sindacalista Venanzio Maurici. Per i gemelli Testa il gip ha stabilito la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza.
Attivi nel partito forzista da anni, fedelissimi del coordinatore lombardo di Fi Alessandro Sorte, uno dei più accesi rappresentanti della cosiddetta corrente Fascina, avevano ruoli non secondari: Arturo Angelo Testa, nominato nel marzo 2023 responsabile di Forza Italia a Boltiere e inserito nel comitato provinciale, era già stato vicesindaco dello stesso comune. Nel 2011 aveva lasciato la carica dopo uno scivolone mediatico: con il fratello era apparso in una foto mentre, a Predappio, davanti al busto di Benito Mussolini, facevano il saluto romano. E’ per via di quella foto che i totiani genovesi avevano deciso che era meglio non candidarlo e di puntare, invece, su Stefano Anzalone. Oggi lavora come assistente del gruppo di Forza Italia in Regione Lombardia.
Maurizio Testa è invece ex consigliere provinciale di Forza Italia in Lombardia, referente del partito per l’area di Dalmine. A indicare i due a Matteo Cozzani, e Arturo Testa anche come potenziale candidato in nome dei contatti diretti con i riesini di Genova, è Alessandro Sorte – non indagato – che in una delle intercettazioni. “Spiegami un attimo perché Giovanni (Toti ndr) mi ha buttato lì, chiama Sorte sa tutto lui” dice Cozzani al parlamentare. Lui risponde: “Guarda che questi dicono che quattro, cinquecento voti te li possono mettere insieme, andiamo a chiamare uno per uno tutti i riesini residenti a Genova e poi nelle altre province vediamo…”.
L’idea, da subito, è quella di organizzare una grande cena di finanziamento. Cena che si terrà, effettivamente, il 12 settembre 2020 in un ristorante di corso Italia e alla quale parteciperanno 250 persone oltre allo stesso presidente Toti, Cozzani, Anzalone e Lilli Lauro.
Per organizzare la cena – e iniziare il loro battage fatto di promesse e grandi aspettative di risultato alle urne – i due gemelli si trasferiscono a Genova per una decina di giorni. Saranno ogni giorno nella zona di Certosa per incontrare persone, nei circoli, nei bar, nelle piazze. Incontri, alcuni, anche documentati da pedinamenti e appostamenti nel corso delle indagini.
E’ Stefano Anzalone ha occuparsi della loro sistemazione in albergo: “Sai quanto ha speso per me? 1100 euro tra 10 notti e qualche mangiata.. direi che se li è ripagati”, dice uno dei fratelli parlando del politico, che sarà effettivamente eletto con oltre 150 voti solo in Valpolcevera, dopo i risultati.
“Me ne frega soltanto che un bel giorno una mattina non vorrei trovarmi la Dia in ufficio”, dice a un certo punto in un’intercettazione Matteo Cozzani, iniziando a subodorare che da quelle persone riceverà pressioni di un certo tipo. Quando nel 2022 tornerà a parlare con Giovanni Toti della campagna elettorale per le comunali genovesi e il governatore gli chiede se ci sarà il sostegno dei siciliani – “E i riesini…?” – Cozzani risponde: “O mio Dio.. stacci lontano da quelli lì.. ci fanno arrestare…”.
Tra una tornata elettorale e l’altra, infatti, Matteo Cozzani sarà costantemente chiamato in causa e cercato dai gemelli Testa direttamente o attraverso altre figure intermediarie per fare sì che le “parole d’onore” – termine più volte utilizzato da tutti i protagonisti della vicenda – siano mantenute. Cozzani, che nel settembre 2020 aveva parlato di posti di lavoro facili da trovare in porto per alcuni ragazzi appartenenti alla comunità, si adopererà per fare sostenere cinque colloqui ad altrettante persone. In particolare, coinvolgerà un consigliere di amministrazione di Iren, Cristiano Lavaggi, per facilitare le assunzioni in un’azienda del gruppo, la Cosme. Nessuno dei cinque sarà poi assunto. Un’altra operazione di Cozzani a favore dei riesini sarà la pressione sugli uffici regionali per far ottenere a un cittadino siciliano una casa di Arte nel quartiere di Certosa.
Altri elementi che si evincono dall’ordinanza della gip Paola Faggioni e che aiutano a rendere l’idea di come i gemelli riesini fossero certi di avere diritto a una certa riconoscenza da parte dei totiani è il senso di disapprovazione e risentimento che sgorga in loro nel momento in cui Stefano Anzalone, dopo l’ottimo risultato elettorale, sparisce dai loro radar senza fare nulla per aiutarli con le “promesse”.
Il 10 ottobre 2020 Maurizio Testa comunica minacciosamente, nel corso di una telefonata con il fratello Arturo Angelo, il suo desiderio di poter andare a Genova: “a quello due parole gliele voglio dire (…) perché veramente, e poi lo faccio anche cagare, come rompe la minchia, ti faccio vedere io che tu finisci tutte le cose, non lo farò mai eh perché, però lo fare pure cagare dico ma cu cu minchia hai a che fare? (…) coglione”.
Allo stesso modo, il 19 novembre 2020 sempre Maurizio Testa, nel manifestare a un amico invece il proprio apprezzamento per Cozzani, si esprimecon altri termini negativi nei confronti di Anzalone: “non come Anzalone che ha dimostrato di essere nenti (“niente” in siciliano ndr) e che non mi pronuncio però state tranquilli che come lo vedo glielo andrò a dire «che minchia di cristianu sei?» (…) glielo dico, meno male che abbiamo un’altra persona proprio molto vicina al presidente … perché questo qua è scappato non si fa proprio sentire (…) io però non sono abituato per me la parola è parola… “.
L’aspetto più pesante è quello che lega “la cricca di amici” alla criminalità organizzata. L’uomo in tal senso, secondo gli inquirenti, è Venanzio Maurici, ex sindacalista della Cgil in pensione ma considerato dai pm referente genovese del clan dei Cammarata del Mandamento di Riesi sulla base delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Uno dei cinque posti di lavoro richiesti nell’ambito del presunto voto di scambio sarebbe dovuto andare al fidanzato della figlia dell’ex sindacalista.
Ed è proprio Maurici che a un certo punto fa innervosire i gemelli Testa perché, dopo le regionali scrive un post sui social utilizzando la metafora dell'”uvu”, in dialetto, post poi fatto cancellare, e che secondo Italo Maurizio Testa avrebbe potuto far insospettire qualcuno e in particolare richiamare l’attenzione dell’associazione Libera contro le mafie. “Umberto ce l’ave (ce l’ha) con Ezio pe lu fatto di chiuddru ca scrisse l’uvu, l’uvu non uvu (per quello che ha scritto l’uovo, l’uovo non uovo). perchè ddrucu (perchè li) ci sono qualche persone indagate, perchè c’è libera (fonetico) che sta
indagando..”.
Umberto è Umberto Lo Grasso, oggi consigliere comunale con la lista Toti a Genova e al tempo consigliere di municipio, anch’egli indagato nell’inchiesta, ma per favoreggiamento personale, proprio per avere a più riprese avvertito i Testa e altri componenti della “cricca” di non parlare al telefono perché c’erano “indagini in corso”. Sempre Lo Grasso è colui che a un certo punto, sempre nell’ottobre 2020, inizia a utilizzare un linguaggio in codice per organizzare gli incontri con i gemelli Testa senza destare sospetti: saranno chiamate “visite all’Acquario”.
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