Genova.Ha risposto a tutte le 167 domande dei pubblici ministeri confermando i “fatti” ma interpretando i suoi interventi, a partire da quelli in materia di porto, come legittimi e non frutto di corruzione. Così ieri per quasi nove ore si è difeso il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ai domiciliari dal 7 maggio nell’ambito della maxi inchiesta della Procura di Genova sulla presunta corruzione.
“Con l’interrogatorio il presidente Toti ha spiegato quale sia stato il suo comportamento rispetto ai finanziamenti che sono avvenuti con la scrupolosa osservanza delle normative che lo regolamentano – dice l’avvocato Stefano Savi – e ha chiarito il significato delle richieste di finanziamenti a sovventori abituali che non erano collegate ad alcun tipo di favore e fatte in modo esplicito e diretto proprio nella convinzione di aver impostato i suoi interventi nell’interesse pubblico”.
Così per esempio quando il pm Luca Monteverde gli chiede cosa significhi “non scordarsi di lei” (intercettazione del 9 settembre 2021), Toti risponde, come emerge dal verbale riassuntivo dell’interrogatorio “Certamente facevo rifermento al finanziamento”. E allora la Procura incalza: “Ma non c’era quindi una correlazione tra il comitato portuale e il finanziamento?”. Toti risponde: “Dal mio punto di vista non c’era alcuna correlazione dato che Spinelli mi finanziava da lungo tempo. Dal punto di vista di Spinelli lui è ‘uno che ci prova sempre’. Era comprensibile la sua insoddisfazione. Spinelli tutte le volte ti ricorda se puoi fare qualche cosa per lui, ma non ho percepito alcuna correlazione”.
E ancora, una settimana dopo, la Procura gli legge un’altra intercettazione in cui Toti dice “Il 29 va la tua roba… ricordati che io sto aspettando anche una mano…eh?” E ancora il presidente della Regione si difende spiegando: “Gli davo una buona notizia e cioè che il 29 andava all’ordine del giorno la sua pratica e gli reiteravo la richiesta di finanziamento. Non ho posto in relazione le due cose; al massimo era una ‘captatio benevolentiae’; volevo fare vedere che mi ero interessato per velocizzare la pratica”.
Toti infatti ammette di aver chiesto denaro a Spinelli anche a più riprese per avere i finanziamenti. A domanda del pm su cosa intendesse dire quando intercettato diceva “no va la proroga però ti devo venire a trovare che qua se no finiscono le elezioni”. Lui non nega il fatto: “Faccio riferimento al finanziamento. Volevo verificare se effettivamente fosse stato materialmente erogato“.
E ammette anche di essere intervenuto “per trovare una soluzione volta ad arrivare all’approvazione”, come emerge per esempio nella risposta alla domanda numero 60 relativa alla pratica del rinnovo della concessione trentennale del terminal Rinfuse. Ma per lui non c’è nessun reato, era solo per far approvare una pratica che “aveva già aveva avuto esito favorevole dagli uffici istruttori” dice. E quindi lui, cioè il presidente della Regione, sarebbe intervenuto solo per evitare che “qualche malumore” nel comitato di gestione non consentisse di arrivare a quella che lui stesso riteneva la “soluzione migliore”.
E Toti non voleva che il rappresentante della Regione mettesse i bastoni tra le ruote a un progetto “concordato dagli enti territoriali di gestione”. La Mattina quindi in seno al Comitato di Gestione non poteva per Toti votare contro il rinnovo perché “in senso politico il voto contrario non avrebbe rispecchiato la posizione di Regione, Comune ed Autorità Portuale. Se i commissari vengono nominati dagli enti territoriali devono in qualche modo condividerne le posizioni sulle linee generali di sviluppo”
La Procura gli fa notare che lui stesso in alcune intercettazioni sa chiaramente che il rinnovo della concessione a 30 anni per Spinelli non poteva essere per fare il Rinfuse come scritto nell’istanza perché con la nuova Diga (di cui proprio oggi si posa il primo cassone) quell’area sarebbe servita per i container e che quindi chi era contrario non aveva tutti i torti ma sul punto Toti non può che confermare le intercettazioni difendendosi dicendo che tuttavia “Non c’era comunque una contraddizione dal punto di vista amministrativo con il nuovo futuro assetto portuale”. Sul punto i pm insistono parecchio ma il presidente resta fermo sulla posizione secondo la quale allora (siamo alla fine del 2021) i nuovi piani del porto non si fossero ancora concretizzati.
La Procura ha deciso di non secretare il verbale di interrogatorio, lungo 27 pagine, di fatto perché dal lungo esame non sono emersi nuovi elementi investigativi. Ma le indagini “sono ancora lunghe” fanno sapere i pm. Se l’interrogatorio di ieri rappresenta per Toti un passaggio importante perché dovrebbe portare a breve a chiedere da parte del suo avvocato la revoca degli arresti domiciliari. Ma la strada non è in discesa perché non è detto che Toti per i pm abbia fatto ammissioni sufficienti (ha ammesso dei fatti ma non interpretandoli come reati) da evitare il rischio di reiterazione del reato, e per questo potrebbe non dare parere favorevole a una richiesta di scarcerazione, elemento che a sua volta avrebbe molto peso sulla giudice che deve accogliere o respingere l’istanza.
Come noto, il rischio di reiterazione del reato non sussisterebbe più se il Presidente decidesse di dimettersi dall’incarico. Ma Toti ha sempre fatto sapere che non si dimetterà finché non sarà nelle condizioni di parlare con la sua maggioranza, il che vuol dire dopo la revoca dei domiciliari”. Un po’ un cane che si morde la coda e non è escluso che per facilitare una presa di decisione della magistratura, la questione possa addirittura essere rinviata a “dopo” le elezioni europee dell’8 e 9 giugno.