Allarme

Corruzione in Liguria, Piccolotti (Avs): “Molti articoli tra poco saranno vietati con la legge bavaglio”

La legge delega prevede infatti il "divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari"

Giornalisti in presidio contro la legge bavaglio

Genova. “È bene avere consapevolezza che molti degli articoli presenti oggi sui quotidiani e sui giornali online saranno tra poco vietati. In particolare quelli che spiegano perché il presidente della Regione Liguria è stato arrestato e che riportano anche stralci dell’ordinanza cautelare saranno considerati un reato dopo l’entrata in vigore della legge bavaglio“. Lo afferma Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra.

Il riferimento è alla legge approvata dal Parlamento che contiene, all’articolo 4, la delega al governo a modificare il codice di procedura penale prevedendo il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare“.

La norma era stata introdotta nel corso dell’esame del testo alla Camera dal deputato di Azione Enrico Costa e ha subito suscitato la protesta della Fnsi e degli altri organismi della categoria.

“Che si sia arrivati a considerare un crimine un’attività di informazione – prosegue la parlamentare rossoverde della commissione cultura di Montecitorio – che riporta fedelmente atti giudiziari che producono fatti e notizie rilevanti per l’opinione pubblica è davvero il segno dei tempi e di tempi bui: il lavoro giornalistico, fondamentale in una democrazia matura, viene considerato infatti dall’attuale maggioranza come una minaccia da cui difendersi.

“E vanno proprio in questa direzione tante scelte del governo e della destra che riteniamo vergognose: la legge bavaglio, le continue querele temerarie contro intellettuali e giornalisti d’inchiesta, il controllo asfissiante sulla Rai, il tentativo di boicottare gli scioperi dei giornalisti del servizio pubblico, la potenziale vendita dell’Agi ad un parlamentare di centro-destra e infine la scandalosa campagna di Atreju che punta il dito contro specifici giornalisti usando persino le loro foto. Tutto questo non è accettabile – conclude Piccolotti – e minaccia il diritto dei cittadini ad avere un’informazione plurale. Non permetteremo che l’Italia scivoli ancora più in basso, anche nelle classifiche sulla libertà di stampa.

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