Rivoluzione

Università, addio numero chiuso a medicina: primo passo in Senato. Toti: “Ottima notizia”

L'Ordine dei medici dice no: "Produrremo solo disoccupati". Ma Bassetti è d'accordo: "Non si poteva continuare così"

studenti universitari unige medicina

Genova. Primo passo per lo stop al numero chiuso nei corsi universitari di medicina. Il comitato ristretto della commissione Istruzione del Senato ha adottato praticamente all’unanimità il testo base per superare i test di ammissione.

Ma sulla riforma si abbatte già la scure dell’Ordine dei medici: “Siamo nettamente contrari, e questa non è assolutamente una norma di buon senso: eliminare il numero chiuso a medici significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati“, sostiene Filippo Anelli,  presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo).

Non la pensa così però l’infettivologo genovese Matteo Bassetti: “Trovo che la proposta di superamento del numero chiuso a medicina sia una riforma ben fatta – commenta all’Adnkronos Salute -. Non si poteva continuare così e mi pare molto meritocratico il fatto di legare il passaggio al secondo anno al superamento degli esami. Chi dice che non c’è bisogno di medici non ha idea di quale sia la situazione attuale negli ospedali, servono ragazzi con vocazione per fare il chirurgo o lavorare nei pronto soccorso. Finalmente è stata mantenuta una promessa elettorale, peccato aver fatto passare 25 anni e chi l’ha permesso si merita una tirata d’orecchie”.

Un’ottima notizia, rimedia molti anni di errori nella programmazione sanitaria che scontiamo – fa eco il presidente ligure Giovanni Toti  -. È un primo passo, non è il passo definitivo, è un passo utile e non è conclusivo. Occorre anche che i corsi di studi in medicina e le scuole di formazione si adeguino alla mutata realtà della domanda e dell’offerta sanitaria incentivando in qualche modo le vocazioni laddove abbiamo meno medici a disposizione: anestesia, rianimazione, medicina d’urgenza, gastroenterologia, quelli che sappiamo essere i punti deboli del sistema, hanno bisogno di essere frequentati e produrre personale specializzato per i nostri ospedali. Certamente rispetto all’inerzia di molti anni e molti governi credo che sia un passo positivo”.

Il no dei medici? “Occorre indubbiamente trovare una soluzione: dire no e basta non credo sia utile a nessuno – aggiunge il governatore -.Non so bene quali siano le ragioni dell’ordine dei medici, immagino che abbia delle ragioni. Capisco anche che l’Università fa uno sforzo per adeguare gli standard formativi alle strutture che ci sono e non è cosa di poco conto. Però capisco anche che noi non abbiamo medici a sufficienza per coprire i ruoli nell’immenso sistema sanitario eh nazionale. Non abbiamo contratti sufficientemente appetibili, specie laddove evidentemente la vita costa di più per l’inflazione per il costo delle case, piuttosto che nella periferia, dove qualcuno ha la sensazione di essere tagliato fuori dalle grandi occasioni professionali della vita”.

“È stato un lavoro intenso che ha trovato la massima convergenza di tutte le forze politiche – commenta il presidente della commissione, Roberto Marti – l’odioso numero chiuso che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non ci sarà più. Un impegno che la Lega aveva preso in campagna elettorale. Un mandato chiaro che ha rappresentato uno stimolo anche nella decisione di assumere l’incarico di presiedere la commissione. Offriremo così ai nostri ragazzi la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria e di iniziare un percorso che gli permetterà di avere tempo e modo per orientarsi nel mondo universitario, che costituisce per ognuno una grande novità. Gli studenti avranno modo di verificare anche la propria vocazione e di dimostrare le competenze acquisite con lo studio delle discipline di base di questi corsi di laurea”.

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