Il punto

Stadio Ferraris, croce e delizia di Marassi e Staglieno. Zattini (Pd): “Tavolo di confronto con residenti e commercianti”

"Il futuro del nostro Tempio non può essere discusso a porte chiuse, cittadini e commercianti chiedono rispetto"

zattini stadio

Genova. Lo stadio Luigi Ferraris è croce e delizia dei quartiere di Marassi, Staglieno e di tutta la Val Bisagno. Gioie e dolori, esattamente come la tradizione e la storia calcistica di cui è icona. Ma sul territorio che lo ospita l’equilibrio tra residenti, commercianti e tifosi è davvero qualcosa di delicato quanto precario. Il destino di questa struttura, quindi, è profondamente legato al quartiere dove essa sorge, e il dibattito sul suo futuro non può prescindere dal contesto in cui è immerso.

Questo in sintesi il pensiero di Roberto Zattini, consigliere del Municipio IV Media Valbisagno, in quota Partito Democratico: “In questi giorni il Comune di Genova si è seduto al tavolo con Genoa e Sampdoria per parlare di questa grande e storica struttura ma a quel tavolo c’era una assenza enorme, vale a dire i quartieri in cui sorge, i suoi abitanti e i suoi commerciati”.

Una assenza rumorosa che deve essere riconsiderata: “E’ un passaggio doveroso ed essenziale – spiega Zattini – oggi il Ferraris è veramente croce e delizia di Marassi e di Staglieno. Da un lato c’è una rete di attività commerciali nate e cresciute intorno al Tempio del nostro calcio che deve essere tutelata mentre dall’altro ci sono migliaia di cittadini che da troppo tempo convivono con limitazioni, divieti e interferenze e che oggi chiedono, giustamente, rispetto”.

Un equilibrio impossibile per uno stadio che, unico caso in Italia, è totalmente immerso nel tessuto urbano: “No, non è impossibile, una buona amministrazione deve fare considerazioni diverse dal semplice business di grandi società, benché rinnovate e solide come sembrano oggi – sottolinea – ma per trovare un nuovo equilibrio non si deve giocare questa partita a porte chiuse, ma a questo tavolo devono sedersi anche i rappresentanti del territorio, dei cittadini e dei commercianti. E anche delle tifoserie E’ una necessità inevitabile per fare dei progetti condivisi con la città e non calati dall’alto come in troppi casi abbiamo visto fare in questi anni”.

Quali potrebbero essere quindi i punti su cui lavorare: “Sicuramente un trasporto pubblico potenziato e che non sia solo legato agli eventi sportivi ma che faccia muovere tutti i giorni i quartieri – risponde Zattini – il progetto dello Skymetro non va in questa direzione per via delle risorse che brucia e brucerà, oltre alle tante incognite di carattere tecnico, e della monodirezionalità del servizio. Qua ci vuole una rete di autobus complementare ad un sistema di parcheggi di interscambio che purtroppo mancano nel progetto degli Assi di forza, il cui dibattito cittadino non è mai stato avviato seriamente”.

La struttura in sé, inoltre, non sembra essere più adatta alle esigenze tecniche attuali:L’ingresso dei pullman in corso De Stefanis oggi non è più sostenibile per la viabilità e per la logistica dello stadio stesso. E anche per la sicurezza delle stesse forze dell’ordine, costrette a gestire situazioni talvolta ad alto rischio in spazi ristretti”. E poi, appunto, i tifosi: “Sì i tifosi devono essere parte di questo dibattito – aggiunge Zattini – le tifoserie genovesi sono maturate molto in questi anni e il loro apporto per questo equilibrio è fondamentale. Deve esserci un patto tra loro e la città, perché ne fanno parte e quando arrivano a Marassi e a Staglieno per tifare i propri colori del cuore devono ricordarsi che in qualche modo sono ospiti di un territorio che ogni settimana gli apre le porte”.

In definitiva, quindi, il futuro dello stadio deve essere messo in mano alla città: “Esattamente – conclude Zattini – deve essere aperto un tavolo civico con tutte le realtà che gravitano attorno al Ferraris, dalla politica alle società calcistiche passando però da chi a Marassi e Staglieno tutti i giorni vive, lavora e studia. Questa può essere l’occasione per far sì che questo grande infrastruttura, così preziosa per la storia e l’identità di Genova, possa essere solo una delizia e non più anche una croce”.

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