Genova. Riaprirà nel 2025 il Centro nascita alternativo dell’ospedale San Martino di Genova, disattivato fin dai tempi del Covid e destinato a diventare un reparto di patologia ostetrica col progetto Ostetricia, ritorno al futuro. È quanto ha spiegato l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola rispondendo a un’interrogazione in consiglio regionale di Ferruccio Sansa che nel gennaio 2023 aveva sollevato il caso, scatenando le polemiche.
“Nella seconda parte del 2023, a seguito del concorso pubblico indetto in primavera, sono state assunte 32 ostetriche e altre 10 verranno acquisite prossimamente – ha riferito Gratarola -. In questo momento è in atto la formazione sul campo necessaria a fornire alle giovani professioniste la preparazione adeguata ad assumere responsabilità e a lavorare in sicurezza. I lavori di adeguamento strutturale sono previsti per l’anno in corso. Il ritardo è dovuto alla necessità intervenuta di riprogettare i locali dell’ex Centro nascita alternativo, rendendoli compatibili con la tecnologia richiesta dalle family room, le stanze dove i neonati prematuri potranno convivere coi propri genitori in un’esperienza di cui esistono pochi esempi in Italia e in Europa”.
Tutto questo dovrebbe completarsi in “circa 9 mesi”, assicura Gratarola. A lavori finiti il progetto “avrà tutti gli elementi strutturali e organizzativi per garantire una risposta moderna e sicura al bisogno delle famiglie liguri”.
Nel frattempo la “fisiologia ostetrica” è stata spinta fuori dai confini del Centro nascita alternativo facendola approdare in modo esclusivo nella degenza del primo piano. L’obiettivo del policlinico è rimasto invariato: “Ridurre la medicalizzazione dell’evento nascita che, quando consentito, deve essere vissuto in modo naturale e sicuro da tutte le gestanti, senza il limite dettato da criteri non oggettivi, così come accadeva fino al marzo 2020 per una quantità di parti che si aggirava intorno al 10% di quelli totali”. Nei locali dell’attuale Centro nascita alternativo, invece, verrà allestita un’area di patologia ostetrica “vera”, per la quale il policlinico San Martino è già hub regionale, peraltro accanto alla patologia neonatale.
“Non riesco a capire perché quel reparto è stato chiuso: c’è uno spreco di spazi, strutture e passione del personale – contesta Sansa -. Era un reparto straordinario, che ora è coperto di polvere, usato come deposito, con tutte le attrezzature che stanno andando in malora. Non riesco a capire perché non si sia riusciti a tenere aperto il centro, anche volendo andare verso il nuovo progetto”