Agitazione

Occupato il liceo Colombo, la protesta degli studenti contro il governo: “Complice del genocidio in Palestina” fotogallery

"Come generazione che vorrebbe avere ancora molto tempo da passare sulla Terra non possiamo permettere che guerre, oligarchie, economie dannose per il pianeta e amministrazioni non rappresentative distruggano il nostro futuro"

occupazione colombo

Genova. Dopo una lunga assemblea convocata questa mattina gli studenti del Liceo Colombo di Genova hanno deciso di dare il via ad una nuova occupazione per protestare contro le scelte del governo in tema di guerra, economia e istruzione.

“Oggi 9 Aprile noi studentesse e studenti del liceo Colombo prendiamo parte al processo di occupazioni scolastiche della nostra città – si legge nel comunicato stampa redatto e diffuso dagli studenti – per protestare contro le linee adottate da un governo che segue e appoggia politiche non solo dannose per il nostro paese, poiché impoveriscono e derubano la società in favore di un’esigua minoranza di manovratori e collaboratori del progetto economico, ma dannose anche per le altre realtà, come vediamo nel genocidio in Palestina ad opera del governo Israeliano, ben supportato dalle industrie belliche dell’ovest, tra le quali spicca quella Italiana”.

“Questa occupazione è inoltre uno strumento per manifestare la nostra libertà di espressione: negli ultimi anni questa sta subendo un livello di repressione spropositato, partendo dalle piazze dove gli studenti vengono manganellati per aver dimostrato solidarietà al popolo palestinese, fino ad arrivare ai media dove la censura gioca un ruolo principale – continua la nota – Chi si oppone alla narrativa dei padroni viene isolato, per assicurarsi che l’informazione continui ad essere controllata. Giornalisti, studenti e lavoratori sono stati penalizzati per essersi messi contro uno stato che teoricamente dovrebbe tutelare e supportare il diritto di espressione. Come generazione studentesca prossima a diventare parte della vita politica e non rappresentata dalle decisioni governative, poniamo le nostre contestazioni come motivazioni dell’occupazione, mettendo in discussione il modello occidentale e capitalista che propaga guerra, disparità sociale e inquinamento”.

Il comunicato approfondisce i temi al centro dell’attenzione degli studenti oramai da diversi mesi, come Genova24 ha raccontato più volte su queste pagine, seguendo precedenti occupazioni, manifestazioni e azioni di protesta. “Il primo tema su cui ci concentriamo è la guerra in Palestina – scrivono gli studenti e le studentesse del Colombo – o per meglio dire il genocidio in portato avanti da Israele con la partecipazione dell’occidente, il quale non solo affonda le sue radici nell’ingiustizia della creazione di uno stato colonialista in una terra abitata da un altro popolo per millenni, ma che pone come obiettivo quello di compiere una vera e propria pulizia etnica, arrivando ad essere considerato violatore del diritto internazionale perfino dall’ONU, per gentile concessione degli Stati Uniti, che recentemente non hanno più posto il veto ad ogni tentativo di risoluzione pacifica del conflitto. I dati ci pongono davanti ad una situazione che suscita orrore: dal 7 Ottobre si stima che siano morti più di trentamila palestinesi, dei quali almeno diecimila bambini, e che oggi su 2,3 milioni di abitanti della striscia di Gaza il 70% sia afflitto da una carestia operata scientemente dal governo sionista”.

“Il nostro paese però non si limita ad approvare il genocidio, ma protegge attivamente Israele: dal 19 Febbraio tramite l’operazione Aspides infatti l’Italia è ufficialmente parte del conflitto con il compito di difendere le navi commerciali e militari dell’alleanza israelo-occidentale che transitano nel Mar Rosso dalle azioni del governo yemenita Houthi, tese, in solidarietà con il popolo palestinese, ad impedire il traffico marittimo per fermare una situazione inaccettabile. Condanniamo dunque ogni forma di legame con il governo di Israele e ogni partecipazione italiana alla guerra in Palestina, poiché viola i diritti dell’uomo, il diritto internazionale scritto e condiviso da tutti i paesi e l’articolo 11 della nostra costituzione. Questo conflitto si ritrova perfettamente nelle logiche occidentali, che per il guadagno di una ristretta oligarchia finanziano guerre e privatizzano lo stato, rendendolo un’istituzione non rappresentativa per il popolo, bensì per gli interessi dei ricchi. Un sistema che non si basa sulla società ma sul singolo porta all’abbandono del pubblico se non come mezzo di accrescimento finanziario del privato, e ciò lo possiamo notare osservando la situazione in cui versa l’istruzione”.

“Per non essere complici dei crimini attuati dal liberismo ai danni della comunità, chiediamo quindi al governo italiano di compiere alcune azioni: Vogliamo che sia esplicitamente condannato il genocidio palestinese, che i nostri ambasciatori e i nostri consoli siano ritirati dallo stato di Israele, che la privatizzazione non colpisca la scuola, la quale deve rimanere pubblica senza
alcuna partecipazione delle aziende nel percorso formativo: chiediamo dunque l’abolizione dei PCTO e una riqualificazione generale dell’istruzione a beneficio dell’intera società, che sopperisca a tutti i problemi che affliggono l’istituzione scolastica, strutturali e sociali. Chiediamo dunque l’impegno o le dimissioni del ministro Giuseppe Valditara, che riteniamo non rappresenti gli interessi della classe studentesca; che l’istruzione avvenga in un ambiente il quale tiene conto davvero dei nostri bisogni, che ci supporti senza distruggere la nostra salute mentale: ogni giorno migliaia di studenti hanno attacchi d’ansia e vivono in un ambiente nocivo che porta ad aumentare il malessere giovanile e rende il nostro percorso scolastico estremamente stressante, aumentando la percentuale di dispersione scolastica al posto di incentivare la nostra passione e la nostra creatività; l’abolizione dei fondi destinati alle guerre, i quali sono presi dalle tasse pagate dai cittadini e sono impiegati nell’industria bellica e nell’invio di armamenti invece che nello sviluppo dello Stato. Ripetiamo a gran voce lo slogan “Soldi alla scuola, non alla guerra”, che poniamo come simbolo della nostra lotta; Vogliamo infine il distaccamento dalla privatizzazione e una valorizzazione dell’ente pubblico in favore di una politica statale sociale e socialista, grazie alla quale le disparità vengano superate e sia permesso ad ogni singolo di avere una vita dignitosa, nel pieno sviluppo delle proprie potenzialità”

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