Chrysalis

Società fantasma gestite dalla ‘ndrangheta per evadere il fisco, indagini anche a Genova

In corso sequestri e perquisizioni su cinque società "cartiere" gestite di fatto da soggetti vicini alla cosiddetta cosca emiliana

Generico marzo 2024

Genova. Coinvolge anche la provincia di Genova l’operazione Chrysalis della Guardia di finanza di Reggio Emilia che vede oltre 40 militari delle Fiamme gialle e dei carabinieri impegnati in sequestri e perquisizioni su cinque società gestite di fatto da soggetti vicini alla cosiddetta cosca emiliana.

Le indagini dei finanzieri hanno tratto origine da accertamenti svolti sul conto di un nucleo familiare il cui tenore di vita si era improvvisamente modificato, con l’acquisto di un’abitazione di pregio ed il possesso di numerose autovetture di grossa cilindrata.

I successivi approfondimenti hanno permesso di accertare la costituzione di società “caritere”, intestate fittiziamente a soggetti prestanome ma di fatto gestite da una persona di origine calabrese contigua alla criminalità organizzata, che hanno emesso, nel periodo 2016-2019, fatture per operazioni inesistenti per circa 10 milioni di euro. Queste società ricevevano giornalmente numerosi bonifici che venivano prelevati in contanti presso vari uffici postali, per essere poi restituiti ai disponenti il bonifico. I militari avevano già proceduto al sequestro di denaro contante e del saldo presente sul conto corrente di due società per quasi 70mila euro.

Le indagini hanno smascherato sei società che dichiaravano di effettuare lavori edili, lavori di meccanica e commercio di autovetture, costituite al solo scopo di emettere fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, al solo fine di consentire ai beneficiari l’evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva. I provvedimenti odierni sono stati emessi nei confronti di cinque società e di 15 soggetti risultati essere, nel tempo, loro rappresentanti legali o amministratori, dislocate nelle province di Reggio Emilia e Parma.

È stato appurato come due tra le società interessate abbiano utilizzato, nelle rispettive dichiarazioni annuali ai fini dell’Iva e delle imposte dirette, fatture per operazioni inesistenti ricevute dalle società cartiere per oltre 10 milioni, mentre ulteriori tre società hanno omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi, procurandosi un profitto illecito totale quantificato in circa 2,5 milioni.

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