Genova. Si avvicina il via libera per il progetto dello Skymetro in Valbisagno, la metropolitana sopraelevata lunga quasi 7 chilometri che dovrà collegare Brignole e Molassana, con prolungamento in prospettiva fino a Prato. Presentate le integrazioni richieste e scaduto il termine del 28 febbraio, sono arrivati i pareri dei diversi organi coinvolti nella procedura di valutazione di impatto ambientale. Tutti sostanzialmente positivi con raccomandazioni di vario genere, anche se rimangono alcune questioni irrisolte e aspetti critici da approfondire nelle fasi successive della progettazione.
A picchiare duro è soprattutto la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Genova che, dopo aver chiesto e ottenuto una serie di render realistici per valutare l’impatto dell’opera, ribadisce tutte le perplessità espresse quasi un mese fa. “Quello scelto – rimarcano gli esperti del ministero della Cultura – rappresenta un modello di progettazione che appare sbilanciato nel promuovere una mobilità più veloce a scapito del paesaggio, che sarà attraversato da una cesura che, per scala e conformazione, parrebbe configuratasi con molte analogie a quanto è avvenuto 50 anni fa sul mare con la Sopraelevata Aldo Moro, negando di fatto la possibilità di attuare una rigenerazione urbana degli argini, impedendo anche alle generazioni future di poter usufruire degli spazi urbani che saranno occupati da più di 200 piloni“.
Si osserva poi che “anche nella documentazione integrativa presentata non sono previste misure di mitigazione e/o di valorizzazione del patrimonio culturale coinvolto e il progetto non pare tener conto della presenza sul tracciato dell’infrastruttura di numerosi manufatti tutelati”. Ad esempio “i piloni del primo tratto risultano collocati a meno di 10 metri dalla centrale elettrica, più sopra ricordata. Le pile di sostegno andranno inoltre ad impattare visivamente sia sul ponte di Sant’Agata sia sul Ponte Carrega“. Inoltre, osserva la Soprintendenza, “non è stata prodotta la documentazione relativa agli argini storici del Bisagno, che si qualificano, almeno per alcuni tratti, come manufatti tutelati“.
Un aggravio di costi si prospetta per risolvere l’interferenza con gli 11 tralicci dell’elettrodotto Terna che impedirebbero di allestire i cantieri in via Moresco e via Mandoli. La soluzione sarà spostare i cavi in attesa dell’interramento: la società di distribuzione “formula un parere favorevole” a patto che il Comune si impegni “a sottoscrivere preventivamente un’apposita convenzione in cui si obbliga a sostenere interamente i costi di variante e gli oneri di servitù inerenti la modifica degli elettrodotti preesistenti”.
Il settore Difesa del suolo della Regione, pur prendendo atto delle integrazioni che giustificano il tracciato “blindato” lungo gli argini ai fini della deroga per costruire nella fascia di rispetto del Bisagno, suggerisce una modifica: “Poiché risulta che il posizionamento dello Skymetro in centro strada, con particolare riferimento al tratto a monte di piazzale Marassi, non determinerebbe una riduzione delle carreggiate e non influirebbe in modo significativo neanche sulla disponibilità di posteggi, si evidenzia che, qualora dalla valutazione complessiva di impatto ambientale emergesse che non sussistono particolari impedimenti sotto gli aspetti acustici/paesaggistici, sarebbe opportuno valutare l’arretramento dell’infrastruttura rispetto all’argine del torrente, almeno nel tratto più a monte caratterizzato dalla presenza di edifici a uso commerciale/produttivo, presumibilmente meno impattabili dall’opera”.
La stessa segnala però che “la documentazione prodotta non risulta esaustiva al fine del rilascio delle autorizzazioni di competenza, le quali, si ricorda, sono relative a tutte le opere in alveo, quelle interferenti con gli argini e quelle ricadenti nella fascia di inedificabilità dell’alveo”. E quindi chiede una serie di approfondimenti più dettagliati, “peraltro già indicati nelle precedenti richieste”.
Appare comunque difficile che il progetto possa andare incontro a uno stop, anche se manca ancora il parere (non vincolante, ma ritenuto importante) del Consiglio superiore dei lavori pubblici, e anche se il rebus più rilevante dal punto di vista trasportistico non è stato ancora risolto: come ovviare cioè alla problematica svolta dalla stazione Brignole a via Canevari. Una delle tre soluzioni allo studio (inversione di marcia per i treni a Martinez o interruzione della linea a Brignole con cambio treno obbligato, con o senza collegamento di servizio alla rete) sarà oggetto probabilmente di una variante progettuale. Che in realtà potrebbe essere presentata addirittura a lavori già aggiudicati, una strategia per non perdere tempo visto che Bucci punta a inaugurare lo Skymetro entro la fine del suo mandato nonostante la proroga della scadenza al 2029 chiesta al ministero dei Trasporti.
L’altro punto interrogativo è quello dei costi. Ad oggi il quadro economico resta nell’alveo dei 398 milioni concessi con decreto del Mit, ma appare scontato un ritocco al rialzo dato il livello dei prezzi. D’altro canto i tecnici del Comune sono convinti che la cancellazione del ponte obliquo sul Bisagno a Sant’Agata porterà qualche risparmio. E poi, sullo sfondo, c’è sempre la “promessa” di un ricorso al Tar da parte del comitato Opposizione Skymetro e delle associazioni che da tempo si battono contro l’opera.
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