Genova. È Vincenzo Monaco il nuovo direttore generale della società Porto Antico. Originario di Livorno, 58 anni, laureato in economia e commercio, dopo aver esordito proprio a Genova negli uffici della Finmare ha fatto carriera in Tirrenia e per 16 anni ha ricoperto lo stesso incarico in Vela, la partecipata del Comune di Venezia che gestisce eventi, congressi e attività di marketing cittadino.
“La scelta è caduta su di lui per una serie di motivi – spiega il presidente Mauro Ferrando -. C’è stata empatia immediata, ma soprattutto ha influito il suo background. La società che ha guidato è per molti versi simile alla nostra, una società privata che risponde a dinamiche pubbliche non è facile da gestire, bisogna imparare a sciare cunetta per cunetta senza cadere mai, e lui ha imparato il mestiere. Ringraziamo Gilberto Gagliardi Bonasegale per il proficuo lavoro svolto in un delicato momento della vita sociale, quale quello dell’acquisizione del amo d’azienda fieristico e della crisi pandemica”.
“Per me è un ritorno – sorride Monaco -. Rispetto a Vela la società Porto Antico ha le stesse caratteristiche gestionali e di costituzione, è diventata uno dei centri di sviluppo della città, su cui credo ci sia da fare un grande lavoro. Sono molto contento e orgoglioso di essere qui per raggiungere gli obiettivi che ci daranno”.
Il nuovo direttore generale non rivela molto della sua ricetta: “Ho firmato stamattina, devo ancora conoscere molto”, si schermisce. Mette l’accento soprattutto su “comunicazione e promozione”, sulla tecnologia e in particolare sulla bigliettazione elettronica: Vela – parte di un gruppo che si occupa anche di trasporto pubblico – gestisce il ticketing per alcuni eventi nella città lagunare e il modello potrebbe essere replicato anche a Genova. E poi l’intelligenza artificiale, “per capire dove vanno i nostri clienti, dove mangiano, come si muovono”. La parola d’ordine è “integrazione con la città”, tra pubblico e privato.
È invece il presidente Ferrando a rimarcare uno degli obiettivi di lungo periodo: “Ho scritto anche a Renzo Piano, vorremmo espanderci verso Calata Gadda. Ormai i parcheggi sono sempre pieni, non abbiamo più locali da affittare, abbiamo la necessità di conquistare nuovi spazi. Io sogno il completamento di questo lembo di terra sul mare che oggi appare come una mela tagliata in due. Credo che sarebbe un grande servizio per la città e per la regione”. Ad oggi però non ci sono ancora trattative avviate né tantomeno ragionamenti sul piano economico.
Ma il vero rompicapo sarà il collegamento tra i due poli della società, il porto antico in senso stretto e il futuro Waterfront di Levante. Il Blue Print di Renzo Piano li immaginava uniti da un canale, ma in mezzo c’è il distretto delle riparazioni navali che ha fatto capire – imprenditori e lavoratori insieme – di non voler essere toccato. “È vero che l’unione anche fisica è importantissima e lo abbiamo sempre ribadito dal primo giorno – risponde il presidente -. Si è pensato a una sopraelevata ma non è facile, qualcuno parla di un collegamento con mezzi pubblici. Sicuramente si arriverà a una soluzione. Qualcuno teme che le due aree possano farsi concorrenza: assolutamente no, anzi, giocheranno un ruolo sinergico”.
Tra le “sfide importanti” per i prossimi anni Ferrando ricorda Euroflora (in programma nel 2025 negli spazi tra il Waterfront e il nuovo parco di piazzale Kennedy) e annuncia che l’evento di Clia con i big delle crociere “è stato un grandissimo successo, abbiamo proposto di riproporre il format ogni due anni e gli organizzatori ci hanno detto che vorrebbero usare entrambi i piani del padiglione Jean Nouvel. È anche così che stiamo cercando di ricollocare Genova a livello internazionale”.