Battaglia

Piccioni nelle stazioni genovesi, il caso sbarca in Parlamento: “Fermate l’attività di cattura”

Dopo la denuncia degli animalisti di Gaia l'Alleanza Verdi-Sinistra deposita un'interrogazione al ministro Lollobrigida

Piccione

Genova. Sbarca in Parlamento il caso del bird control nelle stazioni di Genova Brignole e Genova Principe, innescato dall’associazione animalista Gaia Animali e Ambiente che ha scritto alle Ferrovie per fermare le attività di cattura dei piccioni. Dopo il lancio di una petizione sul tema da parte dell’Associazione Verdi-Sinistra, è stata depositata un’interrogazione da parte del deputato Devis Dori nei confronti del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.

La formazione rossoverde chiede” maggiori informazioni circa le modalità di cattura, trasporto e detenzione cui sono sottoposti gli animali catturati presso le due stazioni, dato che rimangono scoperti svariati punti circa le dicotomie del servizio di bird control attualmente attivato da Rfi grazie all’autorizzazione dell’Asl 3 genovese. I colombi vengono poi assegnati ad allevamenti avicoli fuori regioni, dove gli attivisti presumono abbia luogo l’abbattimento.

“Alla luce dell’attiva collaborazione con l’Osservatorio Savonese Animalista (Osa), si desidera evidenziare come l’eliminazione di una popolazione animale libera non costituisca di fatto una strategia efficace, in quanto non comporterebbe alcuna riduzione della portanza dello stesso territorio, intendendo per essa la quantità di cibo disponibile ivi presente – scrivono i rossoverdi -. Fintanto che la presenza di rifiuti alimentari nell’ambiente permane,  la popolazione di questi animali continuerà a crescere, rendendo di conseguenza nullo l’effetto sperato tramite la serie di abbattimenti attualmente in corso.

La petizione presentata nelle scorse settimane da Avs propone l’adozione di una “strategia più ecologica ed etica“, tra cui per esempio la sterilizzazione con periodica somministrazione di mangimi trattati con nicarbazina (efficace riduzione numerica del 30% annuo; costo dei mangimi e di personale, riducibili con contratti estesi a tutto il territorio nazionale), l’installazione di “colombaie” per la nidificazione, dalle quali asportare periodicamente parte delle uova, o tutte, con o senza sostituzione con simulacri (buona riduzione numerica; costo di fabbricazione delle strutture e del personale), ma anche interventi edilizi di copertura dei siti di nidificazione (fori, cunicoli, barbacani, tetti piani o debolmente inclinati, tegole, ecc.), con cemento o reti, da effettuarsi non nei periodi di nidificazione ed evitando la presenza di animali all’interno (buona efficacia di allontanamento; costo dell’intervento edilizio e manutenzione), installazione sulle superfici degli edifici di reti metalliche alimentate con deboli correnti elettriche (allontanamento completo; costo dell’intervento, dei materiali e della manutenzione), impiego di uccelli rapaci per cacciare e allontanare i volatili (scarsi risultati, in breve si stabilisce un poco significativo equilibrio numerico tra prede e predatori).

In attesa di ulteriori sviluppi nelle prossime settimane proseguirà la raccolta di firme per la petizione che richiede l’immediato arresto del servizio. “Risulta quanto più evidente che i colombi siano soltanto l’ultima vittima del momento di una politica fermamente decisa a favorire unicamente gli interessi di una determinata parte, senza alcuna considerazione indirizzata ad un concreto cambio di rotta nel rapporto tra uomo e natura, che non può e non deve più perseguire unicamente la via della crudeltà e dell’antropocentrismo”, conclude l’Alleanza Verdi-Sinistra

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