Genova. “Vogliamo poter dare un futuro alle nostre amiche, vogliamo continuare a rendere possibile la speranza che li ha portati ad allontanarsi da casa per trovarne una nuova qui a Pegli, qui tra noi”. Con queste parole i parrocchiani di Santa Maria Immacolata di Pegli hanno avviato una raccolta fondi online per aiutare Fadoua e Lina, la moglie e la figlia di Chokri Bouhali, l’operaio morto venerdì scorso a 45 anni dopo essere caduto da un tetto in località Granara, sulle alture della Val Varenna.
La famiglia di Bouhali viveva nell’entroterra di Pegli da più di un vent’anni. “Una famiglia marocco-tunisina integrata appieno nella società pegliese – ricordano i parrocchiani – molto conosciuti grazie al lavoro edile del padre. Una bella famiglia, solare, disponibile e umile“. Fino al giorno della tragedia: venerdì il papà – che aveva in programma di fare altre commissioni – va a lavorare su una casa in ristrutturazione, attualmente il lavoro che lo tiene impegnato di più, e trova la morte precipitando da una dozzina di metri d’altezza.
C’è un particolare ancora più doloroso ad aggravare l’accaduto. Secondo il racconto dei parrocchiani, il giorno dopo la figlia Lina avrebbe compiuto 11 anni. I genitori stavano organizzando la festa coi compagni di classe e la mamma Fadoua stava ritirando la torta. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno nel tardo pomeriggio e ha sconvolto un’intera comunità sulle sponde del Varenna.
L’unica entrata economica della famiglia era il lavoro di Bouhali, che da qualche anno si era messo in proprio come libero professionista nel settore edile. “Siamo qua a chiedervi un aiuto per tutto ciò che possa servire ora e domani. Noi non vogliamo perderle”, è l’appello dei pegliesi. In poche ore (la campagna è stata lanciata domenica sera) sono stati raccolti più di 9mila euro in 239 distinti versamenti, l’obiettivo è arrivare almeno a 50mila.
Nel frattempo sono aperti due fronti di indagine. Da un lato, nel mirino degli investigatori è finito il committente dei lavori, il proprietario della casa alla cui ristrutturazione stava lavorando Bouhali prima di precipitare dal tetto, al quale spettava l’onere di controllare che la ditta avesse i requisiti per operare in sicurezza. Dall’altro, la regolarità del cantiere con il focus sul lavoro in nero, visto che l’allarme è stato dato da un amico che era con lui in cantiere e che, secondo i primi accertamenti, non aveva alcun contratto.