Genova. La gup Angela Maria Nutini ha deciso: Annalucia Cecere, accusata di aver ucciso Nada Cella il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco, non deve essere processata. La giudice ha pronunciato una “sentenza di non luogo a procedere” perché gli elementi raccolti dall’accusa sono a suo avviso insufficienti per una “ragionevole previsione di condanna”, come impone la legge Cartabia.
Annalucia Cecere, che con i giornalisti non ha mai parlato, ha sempre sostenuto (quando fu sentita come teste) che la mattina del delitto era a lavorare in uno studio dentistico e di non aver mai avuto nulla a che fare con il delitto. Poi, da quando è stata iscritta nel registro degli indagati, non si è mai voluta sottoporre a interrogatorio.
Gli avvocati Giovanni Roffo ed Elisabetta Martini nella scorsa udienza hanno cercato di dimostrare che la donna non avrebbe potuto essere sul luogo delitto alle 9 visto che alle 9.30 era al lavoro. Cecere è stata “prosciolta perché non ha commesso il fatto”.
Cecere non era presente oggi in aula, come non si sono presentati Soracco e la madre, Marisa Bacchioni. Anche loro, che erano accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni ai pm, non andranno a processo. Anche per i due è stato stabilito il non luogo a procedere: “prosciolti perché il fatto non sussiste”.
In aula, assistiti all’avvocato Sabrina Franzone, c’erano invece la mamma di Nada, Silvana Smaniotto, la sorella maggiore Daniela, uno dei due nipoti, Eleonora, e lo zio, Saverio Pelle. Nessuno di loro ha voluto commentare in alcun modo la decisione del giudice.
Non è detto che la sentenza del gup metta definitivamente la parola fine all’inchiesta perché la Procura di Genova potrà fare ricorso, davanti alla Corte d’appello e, infine, se lo riterrà anche in Cassazione.
“Siamo attoniti e dispiaciuti – dice l’avvocata Sabrina Franzone, legale dei familiari di Nada – sarebbe stato giusto celebrare un processo per approfondire gli elementi raccolti ma il giudice ha deciso diversamente
Ora aspettiamo le motivazioni, poi è probabile che la procura ricorrerà in appello. Per la famiglia non cambia molto perché per loro le cose sono andate come sono state ricostruite dal pm e dalla squadra mobile”.
Silvana Smaniotto, che e’ uscita da palazzo di giustizia in silenzio, sottobraccio alla figlia Daniela, ha poi commentato: “Non abbiamo perso noi, ha perso la giustizia”.
“Auspicavo questa decisione – commenta l’avvocato di Soracco Andrea Vernazza – dopo la riforma Cartabia il gip per rinviare a giudizio deve andare oltre il ragionevole dubbio, noi siamo contenti per Soracco e per la sua anziana mamma, è una bella soddisfazione, l’impressione è che l’accusa fosse andata dietro a chiacchiere di paese”.
Soddisfazione anche da parte degli avvocati di Annalucia Cecere, Giovanni Roffo e Susanna Martini: “Una decisione che ci aspettavamo perché gli indizi sono molto labili, ora aspettiamo le motivazioni e la decisione del pm. Per noi i punti deboli dell’indagine erano gli indizi non gravi e non precisi e concordanti. Carte alle mani abbiamo cercato di fare capire la logicità della linea difensiva e, al contrario, le profonde incongruenze della linea dell’accusa”.
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