Genova. È arrivata questa mattina a Ponte Colombo la Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere che giovedì all’alba ha soccorso 261 migranti su due imbarcazioni di legno che rischiavano di affondare al largo della Libia. Il porto di Genova è la seconda e ultima tappa del lunghissimo viaggio verso un approdo sicuro: il governo italiano ha ordinato un primo scalo a Civitavecchia, dove sono scese le persone ritenute “più vulnerabili”, mentre nel capoluogo ligure, dopo altre 26 ore di navigazione, vengono fatti sbarcare gli ultimi 128 passeggeri.
“Ci sono donne, bambini anche molto piccoli, due di loro hanno tra 2 e 3 anni – spiega Fulvia Conte, responsabile di ricerca e soccorso della Geo Barents -. C’erano molti minori non accompagnati, ma sono tutti sbarcati a Civitavecchia. Ci sono anche due bambini che viaggiano con gli zii, uno ha dieci anni. In tutto contiamo più di 20 nuclei familiari“.
Probabilmente nessuno di loro rimarrà in Liguria. “Andranno tutti in Lombardia, salvo eventuali casi particolari che saranno valutati sul momento”, spiega la Prefettura. La macchina della prima accoglienza, ormai collaudata, si è rimessa in moto: in campo l’Usmaf per i primi accertamenti a bordo, la Croce Rossa insieme a Misericordia e pubbliche assistenze per l’assistenza medica, il personale della Asl e la protezione civile per offrire vestiti nuovi e un pasto caldo prima di salire sui pullman. Sul posto anche la polizia per le operazioni di identificazione.

Un ragazzo compare sulla scaletta, esulta, scende di corsa e abbraccia i poliziotti. Bacia la terraferma e poi guarda verso il cielo: “Allahu akbar”, Dio è grande. “Ci sono persone che portano addosso le ferite di tutto ciò che succede in Libia. Un ragazzino è stato in Libia molto tempo ed è stato rapito. Quello che succede in Libia lo sappiamo: le milizie rapiscono le persone che vengono portate da un centro di detenzione all’altro e torturate, a volte con videochiamate ai parenti per poter avere più soldi”. Sono rappresentate 12 nazionalità diverse: tra queste Palestina, Siria, Pakistan, Bangladesh, Egitto, Marocco. “Ognuna racconta i motivi per cui scappano: guerra, bombe, povertà, cambiamenti climatici causati dall’altra parte del mondo che rendono la vita impossibile”.
Nelle scorse ore Medici senza frontiere ha duramente contestato la decisione di assegnare due porti, Civitavecchia e Genova. “Avere porti distanti significa aggiungere dolore e fatica – ricorda Monica Minardi, presidente di Medici senza frontiere Italia, presente allo sbarco a Ponte Colombo -. Con l’assegnazione di due porti si creano problemi ulteriori di organizzazione. E soprattutto selezionare tra i vulnerabili i più vulnerabili, anche dal punto di vista dell’etica medica, è qualcosa che disturba molto. Le condizioni del mare erano tremende, le persone vomitavano, è entrata acqua sul ponte. Una crudeltà oltre ogni limite“.

“Ormai è oltre un anno che soltanto alle navi delle organizzazioni della società civile vengono assegnati porti così lontani. Il viaggio verso Genova è durato oltre 3 giorni, per una distanza di oltre mille chilometri dal luogo in cui abbiamo prestato soccorso, in più con un doppio porto, il che aumenta non soltanto i costi e la durata ma anche la frustrazione – aggiunge Conte -. La Geo Barents solo l’anno scorso ha speso più di 125 giorni navigando verso i porti del Nord Italia, più di un terzo del tempo perso. Da Civitavecchia a Genova la nave ha impiegato più di 26 ore quando sappiamo bene che in pullman ci vogliono poche ore“.
“Queste politiche sono contrarie al diritto internazionale – sottolinea la presidente Minardi -. Poi c’è un problema di rispetto della vita umana. Ma c’è anche un discorso di inefficacia: al di là delle ideologie, queste politiche non sono efficaci nel diminuire gli arrivi, stanno solo causando più morti. Questo è contro l’etica medica, ci appelliamo all’etica politica: vogliamo capire quali sono le basi di queste decisioni che sembrano insensate e deliberatamente crudeli”.