Genova. La procura di Genova ha chiesto e ottenuto un provvedimento di sequestro preventivo per la casa maternità Le Maree di corso Torino, alla Foce, struttura in cui le donne in gravidanza vengono assistite prima, durante e dopo il parto, che avviene non in ospedale ma nei locali del centro.
A far scattare la misura l’assenza delle autorizzazioni necessarie per gestire un centro in cui avvengono appunto parti e viene organizzata anche la degenza successiva di madri e neonati. La procura di Genova contesta inoltre le lesioni colpose su nove neonati, e il pubblico ministero Giuseppe Longo ha indagato quattro ostetriche che lavorano nella casa maternità.
Per il pm la struttura svolge attività per cui sono necessarie autorizzazioni speciali da parte del prefetto o del sindaco, autorizzazioni che – come spiega l’avvocata Francesca Pastore, che difende le ostetriche – non sono presenti perché la casa maternità non è regolamentata a livello regionale.
L’inchiesta era in realtà già stata avviata e poi archiviata, ma un’integrazione da parte dei Nas ha spinto il pm a chiedere una riapertura per disporre ulteriori accertamenti. I carabinieri si sono concentrati su nove casi di neonati che, subito dopo il parto, hanno avuto bisogno di un intervento del 118 e, in alcuni casi, di un ricovero all’ospedale Gaslini per complicanze insorte “durante o nelle fasi successive al parto”. Un neonato in particolare sarebbe rimasto in degenza nella struttura per almeno 48 ore dopo la nascita, e gli accertamenti sono finalizzati a capire se le complicanze insorte abbiano o meno a che fare con la permanenza al centro.
Un altro aspetto su cui si stanno concentrando gli inquirenti riguarda alcuni farmaci trovati all’interno della casa maternità nel corso dell’ispezione condotta a inizio marzo. Si tratta di medicinali a uso ospedaliero dispensati dal servizio sanitario regionale, alcuni scaduti o mal conservati, tra cui anche uno che ha effetto abortivo: “Farmaci – scrive il giudice Alberto Lippini nel decreto di sequestro – che si può ragionevolmente ipotizzare siano provento di furto in danno del servizio sanitario”. I Nas hanno inoltre riscontrato carenze igienico sanitarie.
Alla luce degli accertamenti in corso e del vuoto legislativo causato dall’assenza di una normativa regionale che indichi con esattezza i requisiti strutturali, organizzativi e assistenziali cui deve attenersi una casa maternità, il giudice ha accordato il sequestro preventivo per garantire “la sicurezza e la salute della gestante e del bambino”. Per gli inquirenti la mancanza di autorizzazioni “implica l’impossibilità da parte degli organi di controllo di esercitare qualsivoglia attività di vigilanza perché non avrebbero alcun titolo per farvi accesso”.
“La casa maternità è stata sottoposta a sequestro dall’autorità giudiziaria in base sul presupposto per cui l’attività del parto non possa essere effettuata in ambiente extraospedaliero – spiega l’avvocata Pastore – Detto assunto, già di per sé discutibile, non fosse altro per il fatto che fino a poche decine di anni fa una grande quantità di parti avveniva fra le mura domestiche, viene desunto dalla circostanza per cui all’interno dell’ordinamento regionale ligure non esiste una norma che espressamente autorizzi il personale sanitario (pur appositamente specializzato) all’esercizio di tale attività. Ciò al contrario di quanto avviene nella maggior parte delle altre regioni italiane in cui la possibilità di effettuare i parti all’interno di case maternità al di fuori dell’ambiente ospedaliero è espressamente consentita”.
“Le mie assistite – prosegue Pastore – pur consapevoli dell’assenza di qualsivoglia divieto anche all’interno del territorio della Regione Liguria, hanno scrupolosamente proceduto a formulare numerosi interpelli a seguito dei quali mai gli è stata prospettata l’impossibilità di esercitare la loro attività. Queste ultime, pur trovandosi a subire il pregiudizio di una evidente incertezza normativa, si stanno attivando per riaprire immediatamente la struttura e continuare a fornire un servizio pacificamente erogato nella maggior parte delle altre Regioni italiane”.