Strategie

Aeroporto, D’Amico: “Basta fughe dei genovesi verso altri scali. Le crociere? Non saranno la panacea”

A Tursi parla il nuovo direttore generale: "Azienda stanca ma serve ottimismo, i privati non devono spaventare. Obiettivo 1,5 milioni di passeggeri in cinque anni". Ma intanto slitta al 2026 l'apertura della nuova stazione ferroviaria

Generico febbraio 2024

Genova. “I primi che vorremmo accogliere nel nuovo aeroporto sono proprio i genovesi. Mi auguro che nei prossimi anni Genova sia l’unico aeroporto dei genovesi e che finisca il fenomeno delle fughe di traffico“. È la promessa di Francesco D’Amico, alla prima uscita pubblica da direttore generale dell’aeroporto di Genova durante la commissione consiliare a Palazzo Tursi sul futuro del Cristoforo Colombo, oggi in profonda crisi di traffici (come dimostrano gli ultimi passi indietro di Vueling) e in attesa di modificare l’assetto societario con una partnership privata a cinque anni dalla scadenza della concessione.

La parola d’ordine è “discontinuità” rispetto al passato per “raccontare una storia diversa al mercato“, “dire ai vettori che c’è una nuova strategia, un nuovo programma di investimento, una nuova società, un nuovo corso”. Serve “una logica più ottimistica“. Ma è innegabile che la situazione di partenza sia molto difficile, come ammette lo stesso D’Amico: “È un’azienda stanca, non potrebbe essere altrimenti“, anche perché “il Covid ha picchiato più duro sugli aeroporti con debolezze strutturali precedenti”. Tutto questo si ripercuoterà sul bilancio: “I conti sono appesantiti. Non si può pensare che un’azienda che presenta difficoltà sui fondamentali abbia valori economici diversi nel bilancio”.

La strategia di rilancio, come ha già rilevato la società di consulenza Price Waterhouse Coopers a monte della manifestazione d’interesse aperta dalla società Aeroporto, non può prescindere dalle crociere. “Ma non saranno né la salvezza né qualcosa di riduttivo – avverte D’Amico, che dopo sette anni ha lasciato l’aeroporto di Catania vicino a quota 11 milioni di passeggeri -. La Liguria è la principale regione per imbarchi, supera anche Civitavecchia, ma noi purtroppo siamo solo spettatori. Nel momento in cui andiamo a costruire una strategia per un aeroporto che ha avuto da sempre un problema strategico, strutturale, di posizionamento del traffico, avere quasi un milione di turisti che si imbarcano da Genova è chiaro che sia uno dei primi punti per recuperare traffico”.

“Le crociere – chiarisce D’Amico – sono uno strumento per limitare il rischio di impresa del vettore: non saranno la panacea, ma dovranno essere il primo buffer di traffico che consenta ai vettori di mettere capacità sull’aeroporto di Genova, in modo che resista e continui”. Questo perché, ricorda il direttore generale, “la parte più importante degli investimenti sugli aeroporti la fanno le compagnie. I voli vengono cancellati perché, nonostante gli investimenti, non raggiungono determinati tassi di occupazione. Quando si cancella un volo non è solo un problema di gestire l’opinione pubblica, il problema fondamentale è che mandiamo un messaggio agli altri vettori che Genova non può sviluppare traffico, è questa la prima cosa su cui lavorare”.

L’obiettivo, sottolinea il manager, è arrivare a un milione e mezzo di passeggeri nei prossimi cinque anni “e nessuno di noi pensa che saranno tutti crocieristi: saranno solo uno dei cluster che dovrà comporre il traffico dell’aeroporto di Genova”. Imperativo sarà recuperare i grandi hub internazionali (Parigi e Londra) ma anche attrarre rotte point-to-point, in larga misura offerte dalle compagnie low cost, che sono poi quelle in grado di far crescere i numeri a differenza dei vettori tradizionali. “A chi ha chiesto quando vedremo un’inversione di tendenza dico che il 2024 sarà un anno migliore del 2023, ma anche che dobbiamo avere chiaro in mente che i vettori programmano a un anno di distanza: oggi si sta discutendo dell’estate 2025″.

Tra i punti chiave c’è il potenziamento dei collegamenti, anche per “aumentare la catchment area“, dato che “Genova dev’essere l’aeroporto di tutta la Liguria, sembra banale ma non lo è”. Sulla tabella di marcia però ci sono nuovi ritardi: “Per la nuova stazione ferroviaria – annuncia il direttore generale – la data di chiusura dei lavori è prevista a metà 2026“. Si tratta di un nuovo posticipo, dato che l’ultimo cronoprogramma traguardava il 2025. La connessione col terminal sarà assicurata da un tapis roulant coperto che entrerà in funzione “in pari data”. Nel progetto complessivo c’è anche il restyling totale di Principe Sotterranea con servizi dedicati ai crocieristi (compreso il trasferimento dei bagagli) e un percorso attrezzato per il terminal.

“Ancora prima – aggiunge D’Amico – sarà consegnato l’ampliamento dell’aerostazione, cioè entro il 30 settembre 2024. Entro i successivi nove mesi completeremo la ristrutturazione dell’attuale terminal. È un investimento che cuba circa 25 milioni, il primo lotto è finanziato al 50% da Autorità di sistema portuale e fondi propri dell’Aeroporto, stiamo per ricevere ulteriori 7 milioni di fondi Fsc tramite la Regione. Nel giro di un anno vedremo un nuovo aeroporto, anche dal punto di vista estetico, funzionale, con nuovi controlli di sicurezza e nuovi esercizi commerciali”. E anche questo servirà a dare la “sensazione reale” agli investitori che le cose stanno cambiando.

Numerose le preoccupazioni emerse in commissione per il futuro ingresso dei privati (duramente criticata da Simone D’Angelo del Pd l’accoglienza riservata a Gianluigi Aponte a Palazzo San Giorgio) e per l’assenza dell’Autorità portuale, l’attuale socio di maggioranza della società. Com’è noto sono cinque i soggetti che hanno manifestato interesse a entrare nella compagine azionaria del Cristoforo Colombo: Msc, Costa Crociere, Spinelli con Hapag Lloyd, il fondo americano 777 Partners (proprietario anche del Genoa) e Levorato Marcevaggi. Nel frattempo Comune e Regione si dicono pronti a entrare a loro volta come soci. Alcuni, come Cristina Lodi di Azione, hanno paventato il rischio che i big della logistica puntino in realtà a trasformare l’aeroporto in un terminal portuale.

D’Amico punta ancora sul valore della “discontinuità” e rassicura: “Nessun aeroporto con soci privati in minoranza o maggioranza ha subito un decremento del traffico o dello sviluppo in termini occupazionali”. E ricorda: “Gli aeroporti intorno a noi, quelli che attraggono traffico e passeggeri, sono tutti privati: Pisa, Nizza, Torino. Io non mi spaventerei dei privati”. Ma perché cercare ora un partner se la concessione scadrà tra cinque anni, con l’obbligo di effettuare una nuova gara? “Si vuole rafforzare la compagine societaria in vista del 2029. È stata fatta una modifica al codice della navigazione: a fine concessione tutti gli investimenti vanno riconosciuti alla società uscente”. E poi fuga i dubbi: “Non ci sarà nessuna spianata in aeroporto, nessun terminal container, né tantomeno è stato dato mandato al sottoscritto di azzerarlo. Altrimenti me ne sarei stato tranquillamente in Sicilia a continuare il mio lavoro”.

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