Genova. La pioggia non ha fermato le donne (e gli uomini) del corteo per lo sciopero femminista dell’8 marzo promosso da Non Una Di Meno. Oltre 500 persone si sono date appuntamento in piazza Caricamento per manifestare a favore dei diritti di genere e contro l’ineguaglianza sociale ed economica, un corteo che si è concluso a Palazzo Ducale, luogo simbolo della cultura genovese, con una simbolica invasione per protestare contro parte dell’allestimento della mostra di Artemisia Gentileschi, al centro delle polemiche per quella che è stata ribattezzata “la stanza dello stupro“.
Non solo ragazze e donne, anche tante famiglie in piazza, molte con bambini al seguito. Alla testa del corteo lo striscione di Non Una Di Meno: “Se le nostre vite non valgono, noi non produciamo”.
PERCORSO
La manifestazione ha attraversato le vie del centro per arrivare in piazza De Ferrari, un percorso ridotto a causa della pioggia battente che dalle 18 ha iniziato a cadere sulla città. Il serpentone costellato di ombrelli non si è però fatto fermare, e tra musica e cori è arrivato sino a Palazzo Ducale, con qualche inevitabile conseguenza per il traffico, bloccato o modificato sia per quanto riguarda i mezzi privati sia quelli pubblici.

TAPPA AL DUCALE
Le manifestanti, come detto, si sono poi dirette al Palazzo Ducale, in quanto “luogo simbolo della cultura”. Una scelta non casuale viste le polemiche che nelle ultime settimane hanno riguardato la cosiddetta “stanza dello stupro” all’interno della mostra Artemisia Gentileschi. L’allestimento è stato definito da molte realtà femministe un esempio di narrazione tossica e di spettacolarizzazione della violenza. In segno di protesta, le attiviste hanno occupato i gradini che portano all’esposizione sistemandovi sopra fogli di carta di giornale con sagome stilizzate: “Libere di narrarci” e “La nostra storia, la nostra voce”, le scritte a corredo.
GLI STRISCIONI
“L’uomo violento va giudicato, non credere alle donne è femminicidio di Stato”, si legge su uno dei tanti manifesti a forma di matrioska che caratterizzano, anche quest’anno, l’affollata marea fucsia. “Libere di narrarci”, un’altra scritta. “Libere da violenza economica, sfruttamento, precarietà” e ancora “Lotto tutto l’anno”.
LE MOTIVAZIONI
“Dopo un 25 novembre potentissimo con più di mezzo milione di persone in piazza, scioperiamo contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme – fanno sapere da NUDM – scioperiamo dal lavoro dentro e fuori casa, contro il carovita e i contratti indecenti, perché la lotta alla violenza patriarcale è lotta per l’autonomia, per il salario minimo e per il reddito di autodeterminazione, per un welfare universale, inclusivo e garantito, perché la cura non sia carico esclusivo del nostro lavoro gratuito o malpagato, non sia più motivo di sfruttamento e violenza. Scioperiamo contro la guerra che uccide e impegna tutte le risorse nel riarmo, ci rende più poverə e cancella diritti e libertà. Scioperiamo per la Palestina libera, per un immediato cessate il fuoco contro il genocidio in atto”.

“Scioperiamo contro un governo che criminalizza la nostra libertà e ogni forma di dissenso. Contro la volontà di militarizzare la società, rendendo più forte la violenza patriarcale – proseguono da Non Una Di Meno – scioperiamo perché ci vogliamo vivə e liberə nelle strade, nelle case, sui posti di lavoro, attraverso i confini, per organizzare insieme la nostra rabbia, i nostri bisogni e desideri. Lo sciopero sarà di tutta la giornata. Ci saranno azioni diverse di avvicinamento e durante la giornata dell’8M”.