Genova. Dopo una mattinata all’insegna delle polemiche è arrivato il via libera agli espropri per lo Skymetro in Valbisagno dalle commissioni Bilancio e Territorio del Comune di Genova, convocate con procedura d’urgenza. Il provvedimento, che appone il vincolo preordinato all’esproprio sulle aree interessate e quantifica gli indennizzi in oltre 2,8 milioni di euro come da relazione tecnica del progetto, sarà votato domani in consiglio, dove l’esito appare scontato.
Tensione alle stelle stamattina in sala rossa, sia per i tempi insolitamente stretti della procedura, sia perché la presidenza è stata tenuta per più di un’ora da Paolo Aimè, che è anche promotore di un comitato a favore dell’opera, alla fine costretto a lasciare il testimone al vicepresidente Christian Gandolfo su pressioni dell’opposizione ma anche della maggioranza.
Di fatto si tratta del primo atto che passa al vaglio del Consiglio comunale sul controverso progetto di prolungamento della metropolitana da Brignole a Molassana, ancora in attesa delle necessarie autorizzazioni e tutt’altro che definitivo, come ha rivelato oggi l’assessore Matteo Campora annunciando che sono allo studio tre alternative per evitare la costruzione del ponte obliquo sul Bisagno in zona Sant’Agata.
Tra i terreni e gli immobili da espropriare i più onerosi sono quelli necessari per realizzare i parcheggi d’interscambio di Staglieno e Molassana, previsti rispettivamente al posto del capannone ex Spainox, di proprietà della società immobiliare Geim, e l’ex cava Cavalletti, dove l’estensione del posteggio (180 stalli secondo il progetto) sarà ridotta per venire incontro alle richieste della società. A Staglieno, di fronte al ponte Monteverde, sono previsti invece 53 posti auto. A questi andranno aggiunti i 450 parcheggi previsti sulla copertura della rimessa di via Bobbio.
Peraltro le due aree sono finite sotto la lente degli uffici del Comune e dell’Autorità di bacino in quanto ricadono in zone a elevata suscettività al dissesto idrogeologico e, nel caso di Staglieno, in corrispondenza di una frana attiva che richiede interventi di stabilizzazione del versante. Trattandosi di zone vincolate, servirà un’apposita autorizzazione. Osservazioni che si aggiungono alle numerose criticità sugli aspetti idrici, geologici e ambientali evidenziati dagli organi tecnici coinvolti nella procedura di Via regionale.
Ma a scatenare l’ira delle opposizioni è stata la scelta della procedura d’urgenza per portare in aula la delibera, nonostante i tempi dell’iter siano destinati al contrario ad allungarsi, col termine per l’aggiudicazione definitiva spostato a fine 2025. “Pretendiamo di sapere perché”, ha incalzato il capogruppo del Pd Simone D’Angelo.
“È una delibera che va fatta ed è giusto approvarla appena possibile – ha spiegato l’assessore Campora -. Vogliamo procedere velocemente su tutti gli atti, vogliamo essere pronti per quando avremo tutte le autorizzazioni e il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Riteniamo che lavorare in parallelo sia il modo migliore”. “Tecnicamente non è ancora un esproprio – ha precisato Mario Mascia, assessore all’Urbanistica -. Semplicemente si tratta di indicare in cartografia un vincolo preordinato, è una fase prodromica”.
“Ho convocato la commissione d’urgenza perché c’è il rischio di perdere i finanziamenti“, si è difeso il consigliere di Forza Italia Paolo Aimè che è stato travolto da un coro di proteste per la scelta di mantenere la guida della commissione nonostante la sua militanza attiva pro Skymetro. Determinante l’intervento del consigliere Umberto Lo Grasso (Liguria al Centro) che lo ha redarguito dopo un’ora e venti di bagarre: “In politica bisogna capire quando è il tempo di passare la mano, faccia sedere il vicepresidente”. A quel punto Aimè ha lasciato il posto a Gandolfo e i toni si sono abbassati. Respinta la proposta di Cristina Lodi (Azione) che avrebbe voluto sospendere la commissione per aggiornarla alla settimana successiva.