Genova. Per il via libera allo Skymetro serve “dimostrare la sussistenza dei presupposti di applicabilità” della deroga che consente di costruire a meno di 10 metri dall’argine del Bisagno. Requisito che attualmente non viene soddisfatto dal progetto, perché “la documentazione attualmente prodotta non fornisce gli elementi e i dati adeguati alla verifica delle condizioni”. È quanto scrivono gli uffici del settore Difesa del suolo della Regione Liguria nel giorno in cui scadono i termini per inviare pareri e osservazioni sulla metropolitana sopraelevata Brignole-Molassana, nell’ambito della procedura di Via regionale scelta dal Comune per accelerare i tempi.
Quella messa nero su bianco dagli uffici di via Fieschi è qualcosa in più di una semplice richiesta di integrazioni, come tante altre depositate negli ultimi giorni dai vari enti coinvolti nella valutazione del progetto. Perché senza il rilascio dell’autorizzazione idrica da parte della Regione l’opera non si può realizzare. E questa autorizzazione non può arrivare se non ricorrono le premesse per avvalersi del cosiddetto emendamento salva-Skymetro approvato a luglio in Consiglio regionale tra mille polemiche: una norma scritta ad hoc per estendere alle “infrastrutture lineari strategiche di trasporto pubblico” le eccezioni alla fascia di inedificabilità assoluta nei pressi dei torrenti già previste per le “strade di interesse pubblico”.
Infatti, come scrivono i tecnici della struttura diretta da Cinzia Rossi, per applicare quella clausola servono tre requisiti: l’opera deve essere “finalizzata al miglioramento della mobilità urbana con contestuale riduzione del trasporto privato e delle emissioni“, poi è necessario che “sia non altrimenti localizzabile con riferimento in particolare, per quanto di competenza, all’impossibilità di ubicare l’opera al di fuori della fascia di tutela o almeno in posizione più arretrata rispetto all’argine”. E infine “le aree interessate dall’opera” non devono risultare “necessarie al ripristino del corretto deflusso del corso d’acqua, nel rispetto della pianificazione di bacino e delle condizioni di sicurezza idraulica per la piena di riferimento con adeguati franchi idraulici”.
Per dirla in sintesi con le parole usate nella comunicazione ufficiale: “La documentazione attualmente prodotta non fornisce gli elementi e i dati adeguati alla verifica delle condizioni di applicazione, anche in considerazione del fatto che il livello progettuale non presenta talvolta un dettaglio sufficiente per la piena valutazione della compatibilità dell’opera, e deve pertanto essere adeguatamente integrata ed approfondita”. Gli stessi rilievi erano stati mossi dai medesimi uffici regionali in due note, datate 2 novembre e 4 gennaio, ma nel frattempo nulla è cambiato, tanto che oggi la struttura conferma “la validità delle richieste integrazioni”.
Uno dei punti più critici è l’insistenza del tracciato nella “zona rossa” entro 10 metri dall’argine, che di norma sarebbe inammissibile. I progettisti dovrebbero dimostrare anzitutto che lo Skymetro “non sia altrimenti localizzabile”. Ma c’è un altro problema: nella soluzione proposta “l’attuale muro spondale risulta interrotto e sostituito dai pilastri di sostegno che, pertanto, localmente avranno funzione di argine e dovranno essere resi solidali con la restante opera spondale, al fine di garantire la piena efficienza della struttura arginale nel suo complesso (pile più muri esistenti)”. I tecnici della Regione propongono perciò un’alternativa: “Il posizionamento delle pile, ove possibile, anche a tratti, in posizione arretrata rispetto all’argine, con le dovute attenzioni a non indebolire la struttura esistente, consentirebbe di mantenere, invece, la continuità arginale attuale, anche in fase di costruzione”. Ma l’ulteriore arretramento rispetto all’alveo andrebbe a intaccare la larghezza della carreggiata, già ridotta ai minimi termini per assicurare le attuali corsie. E la necessità di preservare la viabilità è uno dei motivi che hanno indotto l’amministrazione a optare per una soluzione sopraelevata anziché a raso.
Terzo punto, non meno importante, la compatibilità “con gli interventi di messa in sicurezza degli alvei interessati”, in modo che le opere previste “non occupino aree necessarie per assicurare, anche a lungo termine, il corretto deflusso delle acque per la portata di riferimento”. Secondo il piano di bacino, anche dopo l’entrata in funzione dello scolmatore rimarranno criticità idrauliche superabili con l’adeguamento di alcuni ponti o con la riprofiatura del fondo. Al momento non è chiaro se il posizionamento delle pile dello Skymetro interferisca con queste opere future.
Il settore Difesa del suolo rimarca poi un aspetto già emerso durante la procedura di Via: “Cinque delle sei stazioni in progetto ricadono in area inondabile, di cui tre, al termine dei lavori dello scolmatore del Bisagno, continueranno a rimanere in fascia fluviale di tipo B“, in particolare Romagnosi, Parenzo e Molassana. Anche in questo caso la compatibilità resta da dimostrare, senza dimenticare il rischio che queste stazioni possano finire interdette in caso di allerta meteo. Altri dubbi riguardano i cantieri in alveo, per cui si chiede un’analisi di dettaglio per verificare “che non si produca mai un aumento della pericolosità per le aree limitrofe”.
Infine un ostacolo che potrebbe rivelarsi più ostico del previsto: lo spostamento dell’elettrodotto Terna, 11 tralicci che interferiscono non solo col tracciato dello Skymetro in via Canevari e in via Mandoli, ma anche (e soprattutto) con la cantierizzazione. La Regione oggi ricorda che “è già stata comunicata, in sede di conferenza dei servizi, l’inammissibilità della realizzazione di pali o tralicci all’interno dell’alveo“. Il problema è che il gestore della rete prevede l’interramento della linea nel 2027, troppo tardi secondo i desiderata del sindaco Bucci. A meno che l’emendamento della Lega al decreto Milleproroghe non produca effettivamente uno slittamento di due anni sulla tabella di marcia, abbastanza per risolvere questa interferenza e mettere mano all’intero progetto.
Dubbi che si aggiungono a quelli già espressi da altri enti, compresa l’Autorità di bacino, che vertono su aspetti simili: stazioni in aree inondabili, interferenze col cantiere dello scolmatore e gli altri progetti di messa in sicurezza idraulica, parcheggi di interscambio da costruire in aree a elevato rischio idrogeologico, in un caso anche a ridosso di una frana attiva. Nel frattempo sono pervenute numerose osservazioni di associazioni, comitati e privati cittadini. Tra queste anche quelle depositate dall’associazione MobilitaGenova, secondo cui – numeri alla mano – lo Skymetro non sarebbe concorrenziale rispetto alle performance dichiarate dal Comune per gli assi di forza, considerati i tempi necessari per raggiungere le stazioni collocate sulla sponda a minor densità di popolazione.