Criticità

Skymetro, dubbi su rischio alluvionale e falde acquifere. Pronta la battaglia legale per fermare l’opera

Gli uffici di Comune e Regione chiedono chiarimenti e integrazioni: preoccupano anche frane e dissesto idrogeologico. Il Pd: "Impatti devastanti dei cantieri a Genova Est". Per il ricorso al Tar si attendono le prime autorizzazioni

Skymetro, ecco le immagini del progetto

Genova. Costruzioni in aree inondabili, interferenza con lo scolmatore, criticità legate al possibile inquinamento delle falde acquifere. Sono questi i principali dubbi emersi finora dai pareri rilasciati dagli uffici tecnici di Comune e Regione sullo Skymetro in Valbisagno. Il 7 febbraio scade il termine per inviare osservazioni nell’ambito della procedura di Via regionale. Ma soprattutto si attende la risposta definitiva del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che a novembre aveva evidenziato diverse carenze e criticità nel progetto. E un’eventuale bocciatura del massimo organo consultivo dello Stato (interpellato ad esempio per aggiornare il progetto della Gronda), per quanto non vincolante, sarebbe una tara pesante sul futuro di un’opera che presto potrebbe finire oggetto di un ricorso al Tar da parte dei comitati contrari alla sua realizzazione.

Una delle maggiori preoccupazioni riguarda il rischio alluvionale, anche se gli oltre 200 piloni della metropolitana sopraelevata saranno realizzati a filo d’argine o al posto di elementi già esistenti in alveo (copertura di Marassi). La direzione Protezione civile e difesa del suolo della Regione Liguria rimarca che i locali tecnici di alcune stazioni (in particolare Parenzo e Guglielmetti) sarebbero “in contrasto con la disciplina del piano di bacino“, anche per la presenza di “volumi interrati che prevedono comunque l’accesso e la permanenza di persone”. Per autorizzarli si dovrebbe fare ricorso a una clausola della legge regionale del 1999, ma “nella documentazione fornita questo aspetto non viene chiarito”. La stazione Parenzo, tra l’altro, ricadrebbe oggi in “zona rossa” e in assenza di scolmatore funzionante rischierebbe la chiusura in caso di allerta meteo. Lo stesso ufficio ha chiesto anche di completare la documentazione con analisi idrauliche “che permettano di escludere interferenze dell’opera con gli interventi di adeguamento necessari anche a valle della realizzazione dello scolmatore, in particolare per quanto attiene gli attraversamenti che manterranno una pericolosità idraulica residua”.

Com’è noto – e come ricordano gli uffici del Comune – lo Skymetro ricade interamente nella fascia di inedificabilità assoluta del torrente Bisagno e dei suoi affluenti diretti in sponda sinistra, pari a 10 metri dal piede arginale. L’ammissibilità è legata quindi alla contestata legge approvata l’anno scorso che estende le deroghe previste per le strade alle “infrastrutture lineari strategiche di trasporto pubblico”. Ma per il via libera definitivo servirà un parere preventivo della Regione che dovrà accertare anche la compatibilità “con l’assetto previsto nel progetto dello scolmatore”.

Skymetro, il Comune svela il progetto: ecco come sarà

Diverse prescrizioni sono arrivate dalla direzione Ambiente di Tursi. Alcuni punti critici riguardano le aree destinate ai parcheggi di interscambio di Molassana e Staglieno che, come ha rimarcato anche l’Autorità distrettuale di bacino, ricadono rispettivamente in un’area a elevata suscettività al dissesto idrogeologico e in corrispondenza di una frana attiva esterna alle aree di intervento, che però richiede interventi di stabilizzazione del versante. Trattandosi di zone vincolate, servirà un’apposita autorizzazione.

Diversi enti mettono in guardia sui rischi di contaminazione della falda acquifera profonda del Bisagno, utilizzata per l’estrazione di acqua potabile. L’Autorità di bacino accomanda “l’adozione di tutti gli accorgimenti necessari, anche in fase di cantiere, al fine di evitare impatti negativi sui corpi idrici, deterioramento dello stato qualitativo o quantitativo degli stessi e mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità”. I tecnici del Comune rimarcano che “il fattore ambientale più critico riguarda sicuramente la componente acque ed acquifero, data la realizzazione dell’infrastruttura in corrispondenza dell’alveo del torrente Bisagno e di diversi suoi affluenti e in particolare la possibile interferenza dell’opera con la falda confinata presente nel tratto più prossimo alla stazione Brignole“. Per questo è stata chiesta un’ulteriore relazione idrogeologica sulle “possibili interferenze delle fondazioni profonde previste per le pile” vicino alle stazioni Brignole e Romagnosi e per le spalle del ponte obliquo di attraversamento del Bisagno.

Numerose sono anche le integrazioni chieste dal’Arpal su diversi aspetti: inquinamento acustico in fase di esercizio e di cantiere, qualità dell’aria (non sono stati valutati gli impatti cumulativi del cantiere con lo scolmatore e il prolungamento della metropolitana Brignole-Martinez), la gestione dei materiali da scavo, il monitoraggio delle acque superficiali interne e sotterranee.

Ma i problemi non sono solo di natura idrogeologica. Non è ancora chiaro come verrà risolta l’interferenza con l’elettrodotto di Terna, che interferisce col tracciato dello Skymetro nel tratto tra via Mandoli e via Canevari: il progetto di interramento dei cavi ad altissima tensione non è compatibile coi tempi previsti per il cantiere. Senza contare il rebus delle fondazioni, visto che i carotaggi svolti finora hanno evidenziato la presenza di “terreno sciolto” fino a 40 metri di profondità, inadatto a reggere il basamento dei piloni. Una criticità geologica che potrebbe far impennare i costi dell’opera, già destinati a lievitare rispetto ai 398 milioni già deliberati dal ministero dei Trasporti per effetto dell’aumento generalizzato dei prezzi.

Tra le osservazioni c’è anche quella presentata dal Partito Democratico sull’impatto dei piloni previsti in corrispondenza della piastra di Genova Est: “Non è possibile innalzare semplicemente le strutture esistenti, come potrebbe sembrare agli osservatori distratti, ma è necessario smontare un’intera campata della copertura del corso d’acqua e tutto il tratto coperto del sottopasso viario, perché questo è l’unico modo per poter accedere al terreno e realizzare le fondazioni. Per poter costruire i piloni è infatti inevitabile tagliare e demolire il setto continuo che separa l’alveo dal sottopasso, segmentandolo ogni 32 metri, dato che diversamente non si posso realizzare i piloni nella stessa posizione del setto murario e con la stessa larghezza”. Questo, secondo il Pd, comporterebbe un “altissimo rischio di alluvione” e “conseguenze devastanti” sulla viabilità di tutta la valle date dalla chiusura del sottopasso.

Restano sullo sfondo i rilievi posti dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, al quale i progettisti di Systra, Italferr, Architecna e Land hanno risposto punto per punto. Le perplessità riguardavano soprattutto le caratteristiche strutturali e l’ingombro idraulico del ponte obliquo lungo quasi 100 metri a Sant’Agata, l’analisi costi-benefici e il confronto con le alternative progettuali (definito “estremamente generico” e pertanto insufficiente), la valutazione dello scenario in caso malfunzionamento dello scolmatore del Bisagno, la vita utile dell’opera indicata in soli 50 anni. Un eventuale parere negativo potrebbe essere aggirato dal Comune, ma non sarebbe facile giustificarlo se non con l’idea – che aleggia dalle parti di Tursi – che a Roma esistano forze politiche (diverse dalla maggioranza di governo) che stanno “tramando nell’ombra” per fermare il cammino dell’opera.

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“Nell’ombra”, per ora, stanno lavorando anche gli attivisti del comitato Opposizione Skymetro – Valbisagno Sostenibile e delle varie associazioni cittadine che contestano sia l’impatto ambientale e paesaggistico dello Skymetro sia la sua reale utilità in termini trasportistici, sostenendo l’alternativa del tram. “Ci sono già molti pareri, rispetto alla conferenza dei servizi e alla Via, che si potrebbero impugnare, ma ogni atto impugnato al Tar costa 650 euro di tassa. Conviene aspettare che gli iter si concludano e poi impugnare gli atti emessi dal Comune e dalla Regione”, spiega Vincenzo Cenzuales di MobilitaGenova. Il comitato invierà le sue osservazioni entro il termine del 7 febbraio imposto dalla procedura, anche se ormai è chiaro che le tempistiche potrebbero allungarsi molto oltre la volontà della giunta Bucci.

L’emendamento presentato dai parlamentari della Lega al decreto Milleproroghe sposterebbe infatti la scadenza per l’aggiudicazione dell’opera al 31 dicembre 2025. Una mossa che, secondo la spiegazione fornita dal viceministro Edoardo Rixi pochi giorni fa, servirebbe semplicemente a uniformare lo Skymetro alle altre infrastrutture finanziate dallo stesso decreto, evitando di penalizzare il progetto genovese che è rimasto fermo per mesi al ministero. Così, però, ci sarebbe anche il tempo di aggiornare il progetto evitando uno stop da Roma difficilmente gestibile dal punto di vista politico. D’altro canto il sindaco Marco Bucci insiste per avviare i cantieri entro quest’estate e vuole vedere la metropolitana in Valbisagno entro la fine del suo mandato, nel 2027.

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