Colpo di scena

Morta dopo l’asportazione di un neo al centro Anidra: assolto Bendinelli, pena ridotta a Oneda

Per i giudici il fatto non sussiste. In primo grado erano stati condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione. L'avvocato: "Il castello della setta si scioglie come neve al sole"

Roberta Repetto, la vittima

Genova. La Corte di appello di Genova ha assolto il fondatore del centro Anidra di Borzonasca, Paolo Bendinelli, dall’accusa di omicidio colposo per la morte di Roberta Repetto, la quarantenne deceduta in ospedale nell’ottobre del 2020 per le metastasi di un melanoma. Per i giudici il fatto non sussiste. Ridotta a un anno e quattro mesi con sospensione condizionale, invece, la pena per il medico bresciano Paolo Oneda, condannato in primo grado a 3 anni e 4 mesi (proprio come Bendinelli).

Il verdetto è arrivato nel primo pomeriggio di mercoledì. I due, come detto, erano accusati di omicidio colposo in relazione alla morte della 40enne chiavarese Roberta Repetto, deceduta all’ospedale San Martino per le metastasi di un gravissimo melanoma, un tumore della pelle, asportato senza anestesia e senza esami specialistici né terapie su un tavolo da cucina di una delle stanze del centro.

Il processo si è svolto a porte chiuse perché con rito abbreviato. Il procuratore generale Daniela Isaia aveva nuovamente chiesto 16 anni di reclusione per Bendinelli e 14 per Oneda, così come aveva fatto in primo grado il pm Gabriella Dotto, che aveva coordinato le indagini dei carabinieri.

Repetto era stata operata nel 2018 per togliere un neo in una delle stanze del centro olistico Anidra. Di fronte ai dolori crescenti e un generale peggioramento delle sue condizioni di salute dopo l’intervento, la donna non era stata accompagnata in ospedale né da uno specialista, ma era stata tranquillizzata sull’esito positivo dell’operazione e curata, scriveva l’accusa, con “tisane zuccherate e meditazione”.

Dopo un anno e mezzo, su insistenza della famiglia, la donna era stata portata al San Martino, dove i medici avevano rilevato le metastasi ormai incurabili: la morte era sopraggiunta nell’ottobre del 2020. La famiglia aveva immediatamente sporto denuncia, sostenendo che ‘Bobby’, così veniva chiamata da chi la conosceva e l’amava, era stata isolata, plagiata e convinta ad abbracciare la filosofia di Bendinelli.

In primo grado l’omicidio era stato ritenuto colposo e Bendinelli e Oneda erano stati condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione, con lo sconto di pena dato dall’abbreviato. Il giudice Alberto Lippini aveva spiegato nella sentenza che, seppur vi sia stata un’incredibile sottovalutazione del rischio da parte dei due imputati nonostante i ripetuti segnali provenienti da Roberta Repetto circa le sue condizioni di salute “i sintomi che la stessa mostrava non potevano in alcun modo far pensare che la stessa sarebbe deceduta in conseguenza dell’asportazione del neo”.

In appello, invece. l’assoluzione per Bendinelli e la riduzione di pena per Oneda: “Il verdetto parla da solo – ha detto l’avvocato Alessandro Vaccaro, difensore di Bendinelli insieme con l’avvocata Francesca Pastore- in secondo grado il mio cliente è stato assolto anche dall’accusa di omicidio colposo, il che significa che tutto il castello della setta si scioglie come neve al sole, come aveva sostenuto da subito”. Oneda è stato invece ritenuto responsabile di omicidio colposo, con il riconoscimento probabile di attenuanti alla luce della pena comminata, ma sarà comunque necessario attendere le motivazioni della sentenza per appurarlo.

“La sentenza di appello emessa oggi ha assolto Paolo Bendinelli da ogni imputazione a suo carico – è stato il commento a caldo di Rita Repetto, sorella di Roberta – e ridotto la pena per omicidio colposo di Paolo Oneda. È buona norma rispettare le sentenze, ma credo sia umanamente doloroso per me, in questo momento, poterlo fare”

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