Il processo

Ponte Morandi, i testi a difesa di Donferri: “Ha modi al limite del maleducato, ma favoriva sempre scambi diretti e voleva accelerare”

Tra i temi affrontati quello del nuovo codice degli appalti che portò a un rallentamento nel via libera ai progetti, compreso il retrofitting

michele donferri mitelli

Genova. L’approvazione del nuovo codice degli appalti, entrato in vigore nel 2016 comportò “se non un vero e proprio stallo, quantomeno un rallentamento delle procedure per alcuni mesi”. Lo ha raccontato in aula Lorenzo Bartolini, ingegnere assunto prima in Spea e poi dal 2015 trasferito ad Autostrade, chiamato nel processo in corso per il crollo del ponte Morandi come testimone dalla difesa di Michele Donferri Mitelli – ex direttore delle manutenzioni di Aspi e uno dei principali imputati – per parlare del progetto di retrofitting, il rinforzo delle pile 9 e 10 del viadotto Polcevera che non fu realizzato in tempo.

Erano cambiate soglie e regole sui subappalti – ha spiegato in aula – erano state introdotte le linee guida dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione e istituita una apposita commissione al Mit che doveva approvare i progetti”. Questo, secondo il teste, ebbe come conseguenza un impatto non indifferente sui tempi dei lavori che dovevano essere eseguiti. 

Bartolini ha partecipato a diverse riunioni nell’ufficio di Donferri convocate proprio sul progetto di retroffing, riunioni spesso infuocate nei toni come hanno dimostrato diverse registrazioni. “L’architetto Donferri tendeva a favorire la collegialità, faceva molte riunioni allargate nel suo ufficio”, ha sottolineato il testimone in aula, “favoriva uno scambio il più possibile diretto e voleva accelerare”. Ma, come ha precisato rispondendo a una domanda dell’avvocato Luca Sirotti, “lo faceva con tutti i progetti”.

Sentito in aula sullo stesso tema anche Francesco Paolo Calabria, all’epoca responsabile ufficio gestione gare e appalti di Aspi. “Donferri era uno che i suoi li cazziava molto – ha detto – ha un modo di fare al limite del maleducato, ma io personalmente non ho mai avuto problemi dal punto di vista professionale”.

Tra gli altri testimoni sentiti oggi Mauro Martinelli, di Pavimental che si occupò delle sostituzione delle barriere di sicurezza sul ponte Morandi: “Avevamo quasi finito il lavoro – ha detto – quando c’è stato il crollo ne mancavano 50 metri” e Giulio Barrez, amministratore delegato della Sam (società autostrade meridionali, del gruppo Atlantia) che aveva ottenuto l’incarico proprio insieme a Donferri nel 2012. Lui ad e Donferri direttore generale. Ha raccontato dei suoi rapporti con l’imputato anche quando quest’ultimo è ‘rientrato’ in Aspi e ha ricordato l’episodio in cui entrambi, appena arrivati alla Sam, ricevettero una lettera anonima con un proiettile: “Denunciammo la cosa ai carabinieri, la cosa finì poi lì nel senso che no ricevemmo altre minacce ma questo era stato il buongiorno che ci diedero”.

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