Genova. Quasi duemila persone da tutta la Liguria hanno sfilato questo pomeriggio per le vie di Genova per chiedere il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, da mesi sotto le bombe dell’esercito israeliano. “Fermate il genocidio” è lo slogan cantato e urlato a più riprese durante il corteo che dalla Stazione Marittima ha raggiungo piazza De Ferrar sfilando per le vie del centro genovese.
Tra le decine di bandiere palestinesi, tante le sigle che hanno aderito alla manifestazione: a promuovere il corteo il collettivo di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, poi Usb, Sicobas, Genova Antifascista e i movimenti degli studenti genovesi, oltre alle variegate realtà antagoniste della città.
“Non possiamo restare in silenzio di fronte al genocidio che Israele sta compiendo in mondovisione contro la popolazione palestinese della striscia di Gaza un massacro che ha ucciso più di 24 mila persone (di cui 10 mila bambini) e ne ha ferito 61 mila – è stato detto durante il corteo – Un milione e mezzo di civili è stato costretto ad abbandonare le proprie case ed è ora senza acqua, cibo, elettricità, carburante, medicinali. Queste persone non trovano rifugio sicuro nemmeno nelle scuole, nelle moschee, nelle chiese o negli ospedali: i bombardamenti sionisti non risparmiano alcun edificio, neanche quelli protetti dal diritto internazionale. Al contempo bersagliano giornalisti, medici e, in generale, operatori occupati nell’informazione, nella salute e nei servizi. Il progetto sionista di pulizia etnica sta osservando un’accelerazione anche in in Cisgiordania: dal 7 ottobre circa 400 persone sono state uccise e 6000 arrestate, le città sono state isolate e interi quartieri vengono rastrellati e distrutti di giorno in giorno”.
“Da Gaza alla Cisgiordania la resistenza del popolo palestinese si oppone allo stesso oppressore.
Il genocidio perpetrato contro il popolo palestinese viene spacciato dalle democrazie occidentali come necessario diritto all’autodifesa di Israele. Per noi, questi atti sono da chiamare con il nome che hanno: crimini di guerra e pulizia etnica. Colpiscono e obbligano il popolo palestinese a una Nakba continua, una catastrofe che non ha mai ricevuto giustizia! Ci opponiamo alla narrazione mediatica che decontestualizza e destoricizza gli eventi del 7 Ottobre. Questa data va inscritta nel quadro di una lotta di liberazione che il popolo palestinese porta avanti da 75 anni. Una lotta contro il colonialismo, il sionismo, l’occupazione, l’apartheid e la pulizia etnica. Una lotta che pone come istanza fondamentale la liberazione della Palestina, dal fiume al mare”.