Genova. Valeria Valerio e il frate Achille Boccia non hanno circuito l’anziana che lei assisteva come avvocata e lui come padre spirituale e quindi l’inchiesta nel loro confronti deve essere archiviata.
Lo scrive il sostituto procuratore Eugenia Menichetti nella richiesta di archiviazione nei confronti della moglie del consigliere regionale Ferruccio Sansa e del frate missionario indagati dopo l’esposto presentato dall’amministratrice di sostegno dell’anziana che li accusava di fatto di aver isolato l’anziana dal resto del mondo spingendola a stipulare numerose polizze e lasciti a favore del religioso che dopo la morte dell’ultranovantenne ha girato parte del denaro, 110 mila euro, sul conto della stessa Valerio.
“Gli atti compiuti corrispondevano alla volontà di Mariangela Toncini, che si è liberamente autodeterminata, e non vi è la prova che la donna sia stata vittima di una qualche circonvenzione da parte dei due indagati, che verosimilmente sono state le persone che le sono state più vicine negli ultimi anni della sua vita, fornendole la compagnia che cercava” spiega il pm.
L’anziana, originaria di Milano, molto devota e molto ricca ma senza eredi, era venuta a vivere a Genova dove aveva conosciuto frate Boccia. Tramite lui aveva conosciuto Valerio e l’aveva scelta come avvocata di fiducia: voleva che la aiutasse ad avere più libertà rispetto a un’amministrazione di sostegno che a suo avviso le era stata imposta senza che ve ne fosse necessità.
La notizia dell’inchiesta a carico della moglie del consigliere Sansa aveva scatenato una bufera mediatica e politica ma lui in un post si era detto da subito “fiducioso nella magistratura alla quale mia moglie ha fornito ogni elemento utile per chiarire la vicenda”. E così è stato perché quando a ottobre dell’anno scorso il quotidiano la Verità ha rivelato l’indagine, Valeria Valerio, assistita dall’avvocato Raffaele Caruso, aveva già chiesto e ottenuto di essere interrogata per fare chiarezza sulla vicenda. Interrogatorio il suo – e quello di frate Boccia – che sono risultati decisivi per far sì che la Procura si trovi oggi a chiedere l’archiviazione dell’indagine.
“I due indagati si sono mostrati sinceramente appassionati alla storia di Toncini Mariangela e il loro racconto ha trovato i necessari riscontri esterni” scrive la pm Menichetti che ribadisce che “ non consta che i due indagati abbiano indotto la persona offesa a compiere alcun atto per sé o per altri dannoso, posto che la devoluzione dei propri beni a persone che lei reputava di ispirazione cristiana corrispondeva alla sua precisa volontà, da sempre manifestata, certamente da molto prima che Valerio e Boccia entrassero nella sua vita”. Peraltro, aggiunge il pm “non è raggiunta la prova nemmeno della condotta di abuso della fragilità e dei bisogni della persona offesa da parte degli indagati, i quali sono certamente stati molto presenti negli ultimi due anni della vita di Toncini Mariangela, ma altrettanto sicuramente sono stati motivo di conforto per la donna, che era fondamentalmente sola e li cercava insistentemente”.
Tutto quello che gli indagati hanno raccontato alla pm, è stato poi riscontrato negli ulteriori accertamenti fatti dalla guardia di finanza. Per esempio “l’esame dei tabulati telefonici di Toncini Mariangela ha fatto rilevare un’intensa attività telefonica della donna (quasi quattromila telefonate in un anno), mostrando come fossero molto più frequenti le chiamate in uscita rispetto a quelle in entrata, dando prova della vivacità della stessa e del suo carisma”. Di queste – fa notare la Procura – sono “solo 170 quelle con Valerio a riprova del fatto che la Valerio non aveva certamente isolato la Toncini da chicchessia”.
Ancora:“Corrisponde al vero che Valerio Valeria abbia elargito 10.000 euro all’associazione benefica Amici dello Zambia, con due bonifici distinti fatti in tempi assolutamente non sospetti, a riscontro della sua volontà di usare i soldi dell’amica Mariangela per opere di bene” e che Valerio “abbia sottoposto Toncini Mariangela ad una valutazione neurologica di sua iniziativa, anche questo in tempi non sospetti, rendendo del tutto verosimile e credibile che volesse tranquillizzare la donna circa la sua persistente capacità di intendere e di volere, nonostante la presenza di un (mal accettato) amministratore di sostegno”.
La procura nella richiesta di archiviazione bacchetta però Valerio per la veemenza e le modalità con cui nel tempo anche se in buona fede, ha cercato di far valere le ragioni della Toncini davanti all’amministratrice di sostegno e alle stesse banche: “non può negarsi che la condotta di Valerio Valerio (diversamente da Achille Boccia) abbia creato allarme nei vari direttori di filiale delle banche e, prima ancora, nell’amministratore di sostegno. L’insistenza e le modalità con le quali chiedeva (o pretendeva) risposte erano certamente censurabili, agendo in veste di avvocato, poiché non ha mantenuto quella pacatezza e quel distacco che dovrebbero accompagnare la professione forense”. Ma non si tratta certo di un comportamento penalmente punibile. Ora, se non ci sarà opposizione alla richiesta, il gip deciderà sulla base delle motivazioni fornite dalla stessa Procura e la vicenda sarà definitivamente chiusa.
La stessa Valerio, quando era stata resa pubblica l’indagine nei suoi confronti, in una lunga intervista con i cronisti si era difesa raccontando chi era Mariangela Toncini e perché lei ne era diventata l’avvocata, oltre che un’amica con cui confidarsi. “Ho solo cercato di fare l’avvocato e di avere giustizia” aveva detto Valerio. (Qui l’articolo con il lungo racconto fatto da Valerio per spiegare la vicenda che ora pare possa essere definitivamente chiusa.