Genova. “Ieri, dopo sette mesi, il ministero dell’Ambiente ha riposto alla nostra interrogazione depositata per avere chiarimenti in merito al Piano di gestione del rischio di alluvioni (Pgra) della Regione Liguria, che di fatto trasforma delle zone a pericolosità da frana media e alta P2 e P3 in zone a pericolosità relativa. La risposta del ministro ci è parsa confusa”. Lo dichiara Roberto Traversi, deputato del Movimento 5 Stelle.
“Ancora una volta – riferisce Traversi – dimenticando le proprie responsabilità imposte dal codice dell’ambiente, prima ha detto che è tutto nelle mani delle Autorità di bacino e della Regione. Poi, ha aggiunto (citiamo testualmente): “Nel territorio ligure sono effettuate revisioni dei piani territoriali di sviluppo, con vincoli sull’uso del suolo, delocalizzazioni e spostamenti dei servizi essenziali da aree a pericolosità medio-alta ad aree a bassa pericolosità, prima di prevedere nuovi sviluppi edilizi.”
“Quindi – osserva il parlamentare ligure – da una parte il ministero dichiara che prima di poter edificare di nuovo occorre mettere in sicurezza delocalizzando in aree a minore pericolosità, e dall’altra consente alla Regione Liguria, con il beneplacito della Autorità di bacino, di introdurre delle nuove aree a pericolosità relativa in cui si possa edificare ex novo, addirittura degli interrati. Siamo in un clima di totale schizofrenia ulteriormente confermato dalla scelta della giunta regionale di spendere 70mila euro di risorse pubbliche per chiedere un parere tecnico-scientifico alla Fondazione Politecnico di Milano sulla vulnerabilità delle aree urbanizzate dalle inondazioni”.
“In tutta questa confusione – prosegue Traversi – ci teniamo a ricordare alcuni passaggi essenziali: il decreto legislativo 152 del 2006 assegna al ministero dell’Ambiente, in funzione della tutela del suolo e del vincolo idrogeologico (quindi della tutela delle persone che vivono nei territori esposti al rischio alluvionale), il compito di definire e individuare i metodi e i criteri anche tecnici perché le Autorità di Bacino possano elaborare il piano di bacino e i piani stralcio, quale quello di gestione del rischio di alluvioni (Pgra). Ne consegue che il ministero ha specifiche competenze e deve avviare azioni che portino a ridurre il rischio, minimizzando o eliminando del tutto l’esposizione di persone e/o cose a eventi pericolosi anziché legittimare addirittura l’edificazione di nuovi manufatti in aree a pericolosità elevata e/o media relativa. A causa dell’atteggiamento miope del ministero che non ha fornito opportuni metodi e criteri tecnici da trasformare in effettive misure di prevenzione, la Regione ha adottato una proposta di Pgra che non solo non prevede la delocalizzazione degli abitati a rischio alluvione, ma vorrebbe addirittura consentire nuove edificazioni e ampliamenti dell’esistente”.
Infine Traversi cita i dati dell’Ispra: “È fondamentale ricordare che la Liguria è al primo posto in Italia per percentuale di popolazione che vive in aree a rischio frane: parliamo di oltre la metà dei suoi abitanti. Se consideriamo la provincia di Genova, emerge che il 17,5% presenta il numero più elevato di edifici a rischio frane in Italia. Ma tutto questo il ministero lo sa o fa finta di non sapere?”, conclude.