Genova. “Credo sia molto importante per attirare nuovi azionisti una rinegoziazione della concessione, che scade nel 2029“. Così il presidente di Confindustria Genova Umberto Risso interviene nel dibattito sul futuro dell’aeroporto di Genova, che ha appena verificato l’interesse di cinque privati disposti a entrare nella compagine azionaria.
Il tema della concessione potrebbe diventare centrale per il futuro del Cristoforo Colombo. Quella in vigore avrebbe dovuto scadere nel 2026, ma Enac l’ha allungata di tre anni per effetto del decreto Rilancio del 2020, che aveva l’obiettivo di compensare i danni provocati dalla crisi pandemica. Una nuova gara all’orizzonte tra cinque anni potrebbe quindi dissuadere eventuali investitori, dato il rischio di vedersi subito estromessi dalla compagine azionaria che al momento vede l’Autorità portuale al 60%, la Camera di commercio al 25% e Aeroporti di Roma al 15%.
All’avviso emesso dalla società di gestione hanno risposto i big delle crociere Msc e Costa (in linea con la strategia del nuovo presidente Lavarello), ma anche Spinelli, 777 Partners e Levorato Marcevaggi. Nulla esclude che più soggetti possano mettersi insieme. In ogni caso appare scontato che la privatizzazione sarà solo parziale: “Penso siamo tutti d’accordo che è meglio che l’aeroporto rimanga in mano pubblica”, mette in chiaro Risso. Al momento però non c’è nulla di concreto: per l’allargamento della compagine azionaria servirà un apposito bando di gara.
Per quanto riguarda i piani di rilancio, Confindustria preferisce stare coi piedi per terra: “Non ci si può attendere miracoli, conosciamo bene i limiti geografici di questo aeroporto“. D’altra parte, osserva Risso, “è evidente che le compagnie crocieristiche potrebbero giocare un ruolo importante, così come si potrebbe immaginare l’aeroporto come hub turistico insieme alle ferrovie, oltre alle attività cargo in funzione del porto, visto che non brilliamo in termini di velocità dei trasporti terrestri”.
Il Cristoforo Colombo ha chiuso il 2023 con numeri in parziale risalita rispetto all’anno precedente ma ancora in calo rispetto al 2019, anno record per l’Italia e termine di paragone pre-Covid che ha segnato uno spartiacque per tutti gli scali. Il traffico passeggeri è stato in aumento del 4,6% rispetto al 2022 ma in calo del 16,7% rispetto al 2019. La parte cargo è cresciuta del 15,5% arrivando a 1,269,1 tonnellate, ma siamo ancora lontanissimi dai livelli di cinque anni fa (52,9% in meno). I movimenti complessivi (15.610) sono in calo sia sul 2022 (-2,8%) sia sul 2019 (-24,4%).