Genova. Il Comune di Genova preme l’acceleratore sul progetto dello Skymetro in Valbisagno, il prolungamento della metropolitana in sopraelevata che collegherà Brignole a Molassana con cinque stazioni intermedie. Con una delibera dell’8 gennaio la Regione Liguria ha espresso parere favorevole all’istanza di Tursi per attivare subito la procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) regionale. Una mossa che, secondo la giunta Bucci, taglierà i tempi dell’iter autorizzativo in modo da rispettare la previsione di partire coi primi cantieri entro maggio 2024.
Si tratta di una semplificazione normativa appena varata dalla Regione con un emendamento approvato in Consiglio durante la seduta di bilancio a fine 2023. Di fatto è la prima volta che viene sfruttata questa “scorciatoia”: in sostanza non è più necessario attendere l’esito dello screening per la verifica di assoggettabilità alla Via: è direttamente l’ente proponente – in questo caso il Comune – a chiedere di attivare la procedura se ravvisa “la sussistenza di eventuali impatti significativi e negativi” secondo i criteri ministeriali.
E questa è esattamente la situazione dello Skymetro, alla luce dei documenti presentati dal Comune. Nella relazione si dichiara “la possibile presenza di impatti mediamente significativi sul contesto ambientale che necessitano di dedicate misure di mitigazione al fine di garantire la compatibilità ambientale”. Sono numerose le componenti che andranno valutate. Se l’aspetto paesaggistico è quello più evidente “a occhio nudo”, tra le possibili criticità si segnalano in particolare l’inquinamento acustico, le vibrazioni (soprattutto in fase di cantiere), l’interferenza con le falde acquifere e con l’assetto idrologico del Bisagno e dei suoi affluenti. Tutti aspetti su cui da tempo insistono associazioni e comitati contrari. Altro fattore di preoccupazione è la sovrapposizione con altri cantieri contemporanei, quello degli assi di forza e in particolare quelli delle rimesse Gavette e Staglieno oltre all’ex officina Guglielmetti.
L’obiettivo di Tursi è ottenere il via libera a fine febbraio per poi passare al vaglio del Consiglio superiore dei lavori pubblici e procedere con la gara per la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera. Nel frattempo è stato affidato a Bureau Veritas-Rina-Conteco il servizio di verifica della progettazione esecutiva per un importo di 601mila euro ribassato del 74,25% rispetto alla base di gara (oltre 2,3 milioni di euro). Entro la primavera partirebbero i cantieri delle attività propedeutiche, quelle meno impattanti. Di fatto sarà una corsa contro il tempo, visto che l’entrata in esercizio ad oggi è prevista a metà 2027.
Entro 30 giorni dalla pubblicazione dell’avviso relativo alla procedura Via chiunque può presentare le proprie osservazioni all’indirizzo Pec via.certificata@cert.regione.liguria.it o mandarle al settore Via e Sviluppo sostenibile della Regione Liguria (via D’Annunzio 111, 16121 Genova). La relativa documentazione è consultabile online sul sito istituzionale a questo indirizzo tra i procedimenti in corso.
Al momento non emergono nuove modifiche al progetto. L’ultima riguarda la complessa diramazione della linea da Brignole, con un tracciato che dovrà affrontare una doppia curva a stretto raggio e un ponte obliquo di quasi 100 metri sul Bisagno. Una soluzione obbligata per non tagliare il filare di alberi su corso Galilei e corso Galliera (in realtà sarà necessario eliminarne almeno quattro, ma si conta di ripiantarli in via Canevari) e soprattutto per non aggiungere nuove costruzioni nell’alveo del torrente. I treni passeranno così una distanza minima di 23 metri dalle case di Borgo Incrociati, passando poi davanti ai palazzi di via Moresco, piazza Romagnosi (con la prima stazione), piazzale Marassi, via Mandoli e così via in sponda sinistra fino al capolinea di Molassana.
Nella documentazione caricata sul sito della Regione si osserva una nuova modifica al quadro economico dell’opera. L’aggiornamento presentato a novembre stimava costi complessivi per 545 milioni con un aumento intorno al 24% rispetto ai 398 milioni finanziati dal ministero. Adesso invece il conto ammonta a circa 414 milioni, tenendo conto però del listino prezzi del 2021.