Genova. “Non ricordo assolutamente una riunione di induction dove si sia parlato della sicurezza di ponte Morandi”. A parla è Fabio Cerchiai, ex presidente di Atlantia, incarico che ha lasciato nell’aprile 2022 e chiamato come teste a difesa di Giovanni Castellucci nel processo in corso per il crollo del viadotto.
Cerchiai smentisce con queste parole la testimonianza di Gianni Mion, ex consigliere di amministrazione di Atlantia e presidente della holding Edizione, che a maggio nella sua deposizione in aula aveva raccontato di una riunione del 2010 (le riunione di induction sono quelle dove partecipano i membri del cda di un’azienda che vengono informati dai tecnici sui temi più importanti) dove si parlò proprio della situazione critica in cui versava il viadotto Polcevera. “Parlavano i tecnici e illustravano varie tematiche legate alla gestione delle gallerie e dei viadotti della rete. Ad un certo punto, si arriva a parlare del viadotto Polcevera, che tutti noi sapevamo essere l’opera d’arte più importante, più prestigiosa e anche più complessa dell’intera rete nazionale. I tecnici spiegarono che il viadotto Polcevera aveva un difetto originario di progettazione“, aveva detto Mion . “Ricordo perfettamente che io, ad un certo punto, intervenni, da completo incompetente qual fosse ero, e chiesi se fosse necessario qualche ente esterno che aveva attestato la sicurezza strutturale di questo ponte cosi importante e così complicato. Siccome gestivamo la rete in regime di concessione, io pensavo ad una attestazione di sicurezza da parte della concedente o di un ente di fiducia della concedente. A quel punto, Mollo (il direttore generale di Aspi, ndr) mi rispose – lo ricordo come fosse adesso – che la sicurezza del ponte”.
Cerchiai invece ha detto: “Non ho memoria che nelle riunioni di induction si sia mai parlato di problemi di sicurezza relativi al ponte Morandi. E, in generale, in quelle riunioni, non si faceva riferimento a strutture specifiche. Rispondendo alle domande dell’avvocato di Castellucci Carlo Alleva, Cerchiai ha anche negato di ave mai ricevuto pressioni dagli azionisti circa i dividendi. L’ex presidente di Atlantia ha anche detto, sempre sollecitato dai difensori che “Mion o Benetton in quelle riunioni se avessero voluto sollevare problemi sicurezza relative a un viadotto, avrebbero potuto farlo e anzi le segnalazioni sarebbero state accolte con gratitudine”.
Di fronte ai pm che gli hanno mostrato il verbale di una riunione del comitato completamento lavori di Atlantia del 10 novembre 2010 che viene convocata proprio per “una richiesta avanzata nell’ultima riunione di induction”, Cerchiai non può far altro che dire: “Allora forse se ne sarà parlato ma io non ho partecipato” ha detto anche se la Procura nella memoria sostiene invece che la riunione di induction precedente è quella del 16 settembre 2010, convocata proprio da Cerchiai. Ma le riunioni di induction, come aveva spiegato anche Mion, non sono verbalizzate.
Alla riunione di completamento lavori del 10 novembre però, Cerchiai ammette di aver partecipato. In quelle sede, come ha ricordato il pm leggendone il verbale intervenne lo stesso ad Castellucci dicendo che “l’unica decisione risolutiva per il Morandi era l’intervento strutturale sugli stralli delle pile 9 e 10”, intervento rinviato fine die fino alle strade del 14 agosto 2018. Ma Cerchiai anche questo intervento ribadisce di “non ricordarlo”. E rispondendo ai difensori di Castellucci ha ripetuto che “Mion né in una riunione né parlando con me personalmente ha mai fatto riferimento a un ‘difetto costruttivo’.
In aula questa mattina è stato chiamato anche l’ex ministro grillino Stefano Patuanelli, che ha raccontato che alla fine del 2019 incontrò varie volte Castellucci nell’ambito del dossier Atlantia: “Si propose lui – ha spiegato Patuanelli – e lo incontrai in tutto sette volte. Era un interlocutore qualificato perché si era appena dimesso da Atlantia ma conosceva bene la situazione rispetto all’interesse di Atlantia per Alitalia, dove voleva entrare in cordata con FS. E conosceva bene anche il gruppo Lufthansa, che poteva essere interessato a immettere capitale in Alitalia”.
Gli incontri andarono avanti per un paio di mesi, poi Atlantia “fece sapere che a causa dell’incertezze sul futuro delle concessioni autostradali non era più interessata a investire capitale in Alitalia”. E Castellucci, “a cui io non diedi mai alcun incarico ufficiale” si propose per diventare, se il dossier fosse andato in porto “il presidente di Alitalia”.
A margine della sua testimonianza, parlando con i cronisti Patuanelli ha detto: “Certo da un punto di vista politico non mi è convenuto parlare con Castellucci, ma io avevo fatto un giuramento allo Stato e ritenevo Castellucci un interlocutore qualificato”.