L'inchiesta

Pestaggio di Alberto Scagni nel carcere di Marassi, la Procura indaga su eventuali omissioni degli agenti di custodia

Era stato picchiato dal compagno di cella, che aveva già manifestato insofferenza verso i suoi comportamenti. Dopo quell'episodio il trasferimento nel carcere di Sanremo dove il 42enne omicida è stato massacrato di botte con uno sgabello

alberto scagni

Genova. La Procura di Genova ha aperto un’inchiesta sul pestaggio avvenuto nel carcere di Marassi lo scorso 17 ottobre che ha avuto come vittima l’omicida Alberto Scagni, condannato a 24 anni di carcere con la seminfermità per aver ammazzato con 20 coltellate la sorella Alice.

Scagni era in cella con un detenuto rumeno che lo ha picchiato provocandogli lesioni non gravi, giudicate dai medici guaribili in 7 giorni. Il fascicolo tuttavia non è stato aperto per le lesioni, bensì per il reato di “omissione di atti d’ufficio”.

L’indagine è al momento contro ignoti ma l’obiettivo della Procura è di capire se quel pestaggio – a cui è seguito fra l’altro quello ben più grave nel carcere di Sanremo dopo il trasferimento del detenuto – si sarebbe potuto evitare. Il procuratore Nicola Piacente e l’aggiunto Ranieri Miniati, che coordina il gruppo di magistrati che si occupa dei reati della pubblica amministrazione, hanno affidato l’inchiesta al pm Patrizia Petruzziello.

Secondo quanto appreso Scagni negli ultimi mesi avrebbe avuto un atteggiamento sprezzante e provocatorio nei confronti di tutti, dal personale del carcere ai compagni di cella. E lo stesso pestaggio sarebbe stato una reazione – secondo quanto appreso – alle farneticazioni del 42enne omicida che avevano nei giorni precedenti già provocato l’insofferenza del compagno di cella che poi lo ha colpito con diversi pugni, continuando anche quando era a terra, sino a quando non è intervenuto un agente della penitenziaria. 

Scagni, dopo essere stato portato in infermeria per le lesioni riportate, era stato temporaneamente collocato in cella da solo. Poi il trasferimento a Sanremo dove era stato messo in cella con i due detenuti che lo hanno massacrato con uno sgabello. 

Il fascicolo di indagine, secondo quanto appreso, è stato aperto dalla a dicembre, dopo il grave pestaggio avvenuto a Sanremo il 23 novembre. Fino a quel momento la Procura non aveva ricevuto alcuna informativa sull’aggressione avvenuta nel carcere genovese, di cui aveva parlato la stampa grazie a un comunicato diffuso dai sindacati della polizia penitenziaria.

  L’inchiesta mira a ricostruire i fatti avvenuti nel carcere genovese per capire se vi sia stata o meno una qualche sottovalutazione dei rischi o anche un intervento non repentino da parte degli agenti di polizia penitenziaria.

L’inchiesta parte da un assunto fondamentale, su cui Genova24 aveva parlato di recente anche con il garante dei detenuti della Liguria Doriano Saracino: una persona privata della libertà è sotto la totale custodia dello Stato che ha il dovere di fargli scontare la pena garantendone nel contempo l’incolumità fisica. 

Per l’aggressione a Marassi anche gli avvocati di Scagni, Mirko Bettoli e Alberto Caselli Lapeschi hanno presentato una querela dopo che per quasi due mesi inutilmente hanno cercato di ottenere dalla direzione della casa circondariale genovesi informazioni su quanto accaduto e soprattutto l’identificazione dell’aggressore. 

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