Partecipazione

Gli studenti occupano il liceo Fermi a Sampierdarena: “No a un modello di scuola-azienda”

I ragazzi, riuniti da stamani in assemblea, chiedono spazi aggregativi e l'abolizione dell'alternanza scuola lavoro ma protestano anche contro la guerra in Medio Oriente e l'ipotesi di intervento militare italiano nel Mar Rosso

Generico gennaio 2024

Genova. Alcuni studenti del liceo scientifico Enrico Fermi di Genova Sampierdarena questa mattina hanno deciso di occupare l’istituto. La scelta è avvenuta durante un’assemblea straordinaria.

L’occupazione vede l’organizzazione, tra gli altri, dei ragazzi e delle ragazze del collettivo studentesco Osa, molto attivo a Genova da qualche anno a questa parte.

Si tratta della prima occupazione nel capoluogo ligure dall’inizio dell’anno scolastico e di una delle prime in Italia dopo quella del liceo Severo Correnti, ieri, a Milano.

L’occupazione del Fermi è motivata sia da ragioni legate all’ambito scolastico-formativo sia da tematiche più ampie, dalle scelte urbanistiche del Comune per Sampierdarena e Valpolcevera alle grandi questioni internazionali come gli scontri a Gaza o l’intervento bellico che si prospetta nel Mar Rosso.

Questa la nota degli studenti del Fermi:

Questa mattina noi, studenti del Liceo E. Fermi di Genova, abbiamo deciso di occupare il nostro Istituto. La scelta è avvenuta a seguito di un’assemblea straordinaria i cui prodotti sono chiari: no al modello di scuola-azienda, stop alle politiche urbanistiche unicamente atte all’ottimizzazione della produttività, a discapito del benessere della comunità e dell’individuo, stop all’invio di armamenti e alla partecipazione dell’Italia negli scenari bellici mondiali, a favore di un maggiore stanziamento di fondi pubblici nell’istruzione e nella sanità.

È ormai evidente il totale disinteresse del sistema burocratico-scolastico, sempre più conformato al modello di scuola-azienda, lontano e non curante delle reali necessità degli studenti come individui e comunità: necessità di spazi di socialità, di momenti atti allo sviluppo dell’identità critica e momenti di responsabilizzazione. Ed è a ciò che attribuiamo le cause dei problemi che abbiamo vissuto e viviamo come studenti del Fermi. All’assenza degli spazi si aggiunge l’osteggiamento alle realtà studentesche che tentano di sopperire alle carenze di questo modello di scuola, come quanto avvenuto qui al Fermi quando, attraverso mezzucci, ci è stato impedito di presentare il progetto dell’autogestione. Modello di scuola che, non solo reprime il corpo studentesco, ma degrada le condizioni di lavoro del docente, sia economicamente che nell’ambiente scolastico.

Inoltre riteniamo che lo scopo di questo modello sia quello di creare lavoratori prima di studenti, impartire concetti piuttosto che istruire al pensiero critico e al confronto. Simbolo di questa visione della scuola è lo strumento del PCTO, inutile se non per formare gli studenti al lavoro precario e non pagato. Per non parlare dei rischi a cui sottopone gli studenti, come Lorenzo Parelli, nostro coetaneo, morto sotto una trave di metallo, mentre svolgeva il PCTO in un’azienda, il cui anniversario della tragedia ricadeva solo qualche settimana fa. Senza contare lo stato di degrado e di abbandono delle infrastrutture scolastiche, che ad oggi rappresentano non solo un ostacolo al nostro benessere ma anche un pericolo per la nostra incolumità.

Ma non solo la scuola versa in simili condizioni. Anche i territori di Sampierdarena e della Val Polcevera non sono da meglio. Difatti, a causa dell’esplicito progetto della giunta comunale, che vuole rendere il centro città una vetrina per turisti e la periferia asservita ai bisogni logistici e di mercato, trascurando quelli che sono i bisogni dei cittadini, noi studenti della periferia viviamo ogni giorno situazioni di disagio causato da inquinamento, mancanza di spazi d’aggregazione e mancanza di servizi come il trasporto pubblico e la pubblica sanità, ormai sempre più carente.

Tutto questo perché, invece di investire sulla scuola o sulla sanità pubblica, questo governo (in continuità con tutti quelli passati) preferisce investire fondi in armamenti da spedire negli scenari bellici di tutto il mondo, tra cui il Medio Oriente, sostenendo il genocidio che da più di settant’anni Israele sta compiendo nei confronti del popolo palestinese. Come studenti e esseri umani non possiamo non solidarizzare con il popolo palestinese, vittima degli interessi imperialistici dell’occidente e delle politiche d’Israele, da sempre ostacolo all’autodeterminazione dei popoli arabi e avamposto NATO in medio oriente, in cui l’Unione Europea e gli Stati Uniti non hanno mai esitato a sostenere un regime di apartheid violatore dei più basilari diritti umani.

Infine in queste settimane abbiamo assistito all’ingresso in guerra dell’Italia a tutti gli effetti, a seguito della dichiarazione del ministro degli esteri, Antonio Tajani, in cui esprimeva pieno accordo all’azione militare dell’esercito italiano, coordinato con altri eserciti di paesi europei, nel quadrante del Mar Rosso.

Ogni aspetto finora citato rappresenta un ostacolo al nostro futuro, per il quale questa mattina abbiamo deciso di occupare la nostra scuola, in nome del quale rivendichiamo:
● Spazi d’aggregazione, di confronto e di dibattito studentesco, dentro e fuori dalla scuola.
● L’abolizione dello strumento del PCTO, sinonimo di sfruttamento e utile solo per il profitto delle aziende private, esponendo nostri coetanei alla mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro (com’è successo con Lorenzo, Giuliano e Giuseppe.
● Lo STOP alla partecipazione dell’esercito italiano negli scenari bellici mondiali e lo STOP ai fondi destinati agli armamenti, in favore di scuola e sanità.
● L’investimento di fondi pubblici sui servizi al cittadino, e sul territorio. La costruzione di spazi d’aggregazione gratuiti per noi studenti, e la costruzione di spazi verdi nel territorio ponentino
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