Allarme

Ex Ilva, rischio spegnimento per l’altoforno di Taranto: “A Genova si fermerebbe tutto”

A Cornigliano si prepara già la lotta: "Non possiamo pagare gli errori della politica". Schlein ai lavoratori: "Sono qui perché il Pd ha sbagliato"

sciopero ilva 2maggio

Genova. Gli impianti dell’ex Ilva di Taranto rischiano di spegnersi a breve. E se l’ultimo altoforno smetterà di funzionare, anche la fabbrica di Cornigliano dovrà fermarsi. L’allarme risuona dai sindacati dopo che i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria hanno scritto oggi ad Acciaierie d’Italia per chiedere “aggiornamenti urgenti circa lo stato di funzionamento degli impianti degli stabilimenti, le iniziative in corso di svolgimento e la necessità di una loro visita ispettiva“. Il tutto nella giornata in cui Elly Schlein in visita a Genova è andata a prendersi qualche rimprovero dai lavoratori.

“Stiamo parlando di giorni – avverte Armando Palombo della Rsu Fiom Cgil -. Sappiamo che a Taranto si stanno preparando a chiudere l’altoforno, se succede a Genova non arriva più un chilo d’acciaio. Questo vorrebbe dire mettere mille persone in cassa integrazione, che equivale a non pagare gli stipendi”. Insomma, si sta scaldando di nuovo l’aria in vista di una mobilitazione. “Non possiamo pagare per gli errori della politica, questa e quella di prima”.

Schlein palombo

“Se siamo qui è anche e soprattutto perché il Pd ha sbagliato”, sarebbe il concetto delle parole di Schlein che è rimasta 40 minuti a parlare in consiglio di fabbrica. “Il Pd, che ha governato parecchi anni dal 2012 a oggi, sulla vicenda siderurgica è stato quanto meno ambiguo – attacca Palombo – In tutti i passaggi, compresi gli accordi sindacali disdettati del 2018, c’erano loro. Oggi siamo in una situazione drammatica e a Taranto il Pd vuole chiudere il carbone subito. Alla fine mi ha dato ragione. Le ho chiesto di ribadire che gli altoforni dovranno ripartire con carbone o agglomerato, non mi ha risposto. Riconosco la schiettezza e la franchezza di Schlein, noi parliamo con tutti, ma siamo gli unici che rischiano di pagare per gli errori loro”.

Schlein, parlando in comizio al nuovo circolo di Cornigliano intitolato a Guido Rossa, ha ribadito che per l’ex Ilva “l’unica scelta possibile è quella di farla tornare un’azienda pubblica, aumentando la partecipazione pubblica per riassumere il controllo strategico e garantire un futuro alla siderurgia”.

Intanto oggi  il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, in una nota ha fatto sapere di avere “sollecitato i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria e il socio pubblico Invitalia a esperire le dovute interlocuzioni con Acciaierie d’Italia e tutte le azioni necessarie al fine di garantire la continuità produttiva degli impianti siderurgici di Taranto“.

Anche Invitalia avrebbe inviato una comunicazione ad Acciaierie d’Italia e Acciaierie d’Italia Holding invitando “ad assumere tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità aziendale e la sicurezza dei lavoratori e degli impianti“. Invitalia avrebbe espresso “grande preoccupazione” circa un eventuale spegnimento degli impianti, sottolineando “le gravissime conseguenze potenzialmente disastrose e irreversibili, in particolare per i lavoratori, per i fornitori, oltre che per la continuità aziendale”.

Entro il 1° febbraio è attesa una risposta alla lettera che Invitalia ha indirizzato, il 17 gennaio, ad Acciaierie d’Italia holding e Acciaierie d’Italia chiedendo la verifica dei presupposti per avviare le procedure che portano all’amministrazione straordinaria. Nel frattempo continuano le interlocuzioni per trovare nuovi soci privati e a Palazzo Piacentini, sede del Mimit, si lavora anche per tutelare le aziende dell’indotto dagli effetti di un ipotetico commissariamento.

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