Posizione

Ex Ilva, la Liguria non esclude la nazionalizzazione. Toti: “Lo Stato può traghettare l’azienda”

Voto all'unanimità in consiglio regionale: Il governatore: "Nessuna nostalgia per le partecipazioni statali, ma non si butti il bambino con l'acqua sporca"

Generico maggio 2022

Genova. Guardare anche alla nazionalizzazione per salvare l’ex Ilva dal baratro. È la posizione assunta all’unanimità dal Consiglio regionale della Liguria che ha votato un ordine del giorno sul tema all’indomani della preoccupante fumata nera che si è alzata dal vertice Governo-Mittal.

Il documento impegna Toti e la sua giunta “ad adottare ogni iniziativa utile per sollecitare il Governo a mettere in campo le iniziative di intervento pubblico necessarie, comprese l’ipotesi di nazionalizzazione e il passaggio in maggioranza di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d’Italia, finalizzate a garantire la salvaguardia occupazionale diretta e dell’indotto, la sicurezza degli impianti e dei lavoratori, gli investimenti ambientali e produttivi per salvare l’azienda e il rilancio della siderurgia, strategica per l’economia del Paese”.

“Dopo la rinuncia ieri di Mittal a partecipare all’aumento di capitale, credo sia necessario che il governo faccia un passo avanti, con un piano di breve, di medio e di lungo periodo – ha commentato Toti a margine del consiglio -. La riconduzione sotto la responsabilità diretta del pubblico di quella fabbrica per un periodo di tempo sufficientemente lungo a fare un piano industriale per trovare un nuovo partner che affianchi lo Stato nella gestione di quello stabilimento mi sembra la via principale, forse ormai obbligata. Mi auguro che lo si faccia in fretta: nessuna nostalgia per le partecipazioni statali, ma non vorremmo che di fronte al rifiuto di Mittal si buttasse il bambino con l’acqua sporca. Credo che ci siano partner industriali in grado di affiancare lo Stato in quella attività, che l’Italia non debba rinunciare all’acciaio e che lo Stato, come ha già fatto in passato con altri governi, possa traghettare questa fabbrica, spero, alla soluzione definitiva dei suoi problemi”.

L’obiettivo dell’incontro di ieri era la sottoscrizione dell’aumento di capitale sociale che avrebbe dovuto far diventare Invitalia (il socio pubblico) azionista di maggioranza al 66% di Acciaierie d’Italia. Mittal però secondo il Governo avrebbe dovuto investire la sua quota parte da ‘socio di minoranza’ pari a 320 milioni. Ma il gruppo franco-indiano, la cui delegazione era guidata dal Ceo Aditya Mittal, ha detto no.

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