Genova. Lo scorso 2 gennaio è iniziato ufficialmente il percorso burocratico della valutazione di impatto ambientale ministeriale del progetto di delocalizzazione dei depositi chimici di Superba srl presso le aree di Ponte Somalia, nel cuore del porto di Sampierdarena. Un iter che ha in parte azzerato quanto già fatto nel precedente passaggio a livello regionale, ma che potrebbe comunque avere un percorso breve visto che la gran parte della documentazione è già stata prodotta e affinata.
Su tutto il parere del Ctr – comitato tecnico regionale – che lo scorso ottobre ha espresso parere favorevole al progetto dopo una parziale revisione di alcune specifiche legate alla sicurezza. Un parere che aveva visto la contrarietà di vigili del fuoco, Asl e Arpal ma che quindi è già pronto dopo aver superato il primo “test” della revisione dei documenti progettuali. Ora toccherà agli uffici ministeriali giudicare sulla reale possibilità e opportunità del progetto molto discusso sia a livello cittadino a che a livello nazionale. Secondo alcuni studi, infatti, la realizzazione di un rinnovato impianto di stoccaggio di prodotti chimici derivanti dalla raffinazione del petrolio, potrebbe compromettere l’operatività del porto stesso a causa di restrizioni legate alla pericolosità di un impianto a rischio di incidente rilevante, e quindi inficiare in qualche modo anche l’investimento statale per la costruzione della nuova diga foranea, che non è niente di meno che il progetto più costoso di tutto il Pnrr italiano.
Ed è per questo che sempre lo scorso ottobre il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha confermato la competenza statale per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale del progetto di dislocamento dei depositi chimici costieri all’interno del porto di Sampierdarena. Secondo quanto riportato dagli uffici ministeriali, infatti, le osservazioni dell’azienda proponente Superba srl che, citando il parere del Provveditorato dei Lavori Pubblici, considerava il progetto come un ‘adeguamento tecnico funzionale’, cosa che non modificherebbe in maniera sostanziale il Piano regolatore portuale oggi vigente, permettendo di procedere con la Via regionale, sono state respinte. Secondo il MASE, infatti, la lettura di questo parere non fu completa: la valutazione del provveditorato, infatti, concludeva affermando che “al fine di perfezionare la presente procedura di adeguamento tecnico-funzionale, l’Autorità di Sistema Portuale dovrà tener conto di tutte le prescrizioni, raccomandazioni ed osservazioni di cui ai considerato del presente parere”, tra le quali vi è la seguente “la sezione segnala infine l’opportunità di individuare la procedura più appropriata per valutare gli effetti, in termini ambientali, della proposta di adeguamento tecnico funzionale in questione”.
Le caratteristiche del progetto, quindi, hanno imposto valutazioni a livello centrale, come previsto dalla normativa per impianti del genere. Ma non solo: il ministero, oltre all’impatto ambientale, valuterà anche l’effetto che il progetto potrebbe avere “in relazione ai numerosi progetti interessanti il Porto di Genova, recentemente valutati dalla scrivente Direzione“. Su tutti, appunto, quello della nuova diga di Genova, pensato appunto per potenziale lo scalo portuale genovese: la presenza dei depositi chimici in mezzo al porto di Sampierdarena, infatti, come è noto, potrebbe avere ricadute sulla viabilità navale, potenzialmente, quindi, inficiando il grande (e costoso) progetto.