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Via libera ai medici pubblici nelle strutture private, Pastorino: “Conflitto di interessi, impugnerò la norma”

Il consigliere di Linea Condivisa: "Questa norma è in contrasto con la legge dello Stato che vieta ai professionisti in intramoenia di prestare servizio in strutture private convenzionate"

medici

Genova. Via libera in Consiglio regionale alla norma che consente ai medici dipendenti della sanità pubblica di lavorare nelle strutture private. Lo prevede un articolo inserito nel collegato alla legge di stabilità, una mossa ulteriore della giunta Toti per provare a ridurre le liste d’attesa. Nello stesso provvedimento, valido “in via transitoria” fino al 2025, si autorizzano anche le aziende sanitarie, enti e istituti ad acquisire prestazioni in regime di intramoenia dai propri dipendenti.

Il consigliere Gianni Pastorino di Linea Condivisa in aula ha annunciato l’intenzione di impugnare il provvedimento: “Di fatto formiamo i medici e poi gli facciamo fare la professione intramoenia in strutture private anche se c’è spazio nelle strutture pubbliche. Ma fantastico! Questa norma è in contrasto con la legge dello Stato che vieta ai professionisti in intramoenia di prestare servizio in strutture private convenzionate“.

“A mio giudizio – chiosa il capogruppo di Linea Condivisa – si crea un conflitto di interessi che peraltro si scontra anche con il vincolo di esclusività della prestazione che deve avere il dipendente pubblico. Si sta sdoganando con questo articolo un concetto pericolosissimo e i responsabili sono Toti e Gratarola che stanno massacrando il pubblico per favorire il privato. Come Linea Condivisa abbiamo votato assolutamente contro questa norma”.

Proprio questo provvedimento si è consumato lo scontro a distanza tra Ferruccio Sansa e Fabio Tosi (M5s), ultimo sintomo di un lungo malessere interno all’opposizione. Tutta la minoranza ha votato compatta contro l’articolo nel suo complesso, ma si è astenuta sull’emendamento soppressivo presentato dall’ex giornalista del Fatto Quotidiano. Un atteggiamento “non provocatorio”, come era stato concordato ieri nel vertice tra l’opposizione e il presidente Toti, dal quale Sansa è stato appunto escluso.

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