Genova. Nonostante la pioggia battente e il clima, quello sì, da località alpina, i comitati “No funivia” sono tornati a protestare contro la realizzazione della funivia tra Principe e Forte Begato. “Questa non è Cortina”, appunto, uno dei tanti striscioni portati in corteo dai manifestanti che hanno attraversato via Del Lagaccio fino alla ex Caserma Gavoglio tra cori, slogan e la musica suonata da una murga.
Nelle ultime settimane il Comune di Genova ha ribadito che l’iter per la costruzione dell’impianto sta andando avanti anche se la conferenza dei servizi è in stand by. Si fa quindi meno semplice l’avvio dei lavori entro la fine dell’anno come prospettato dall’amministrazione civica (data già spostata in avanti rispetto ai cronoprogrammi passati, che parlavano di inizio estate 2023) e che rendono più difficile la conclusione del cantiere entro fine 2026 per rispettare i tempi imposti dal Pnrr.
Sì perché, come noto, l’infrastruttura sarà finanziata con il fondo complementare del Pnrr e costerà oltre 40 milioni di euro. E’ questa una delle critiche più pesanti mosse dai comitati.
“Tra gli aspetti negativi del progetto ci sono: 40.5 milioni sottratti alla riqualificazione dei forti genovesi – si legge nel volantino distribuito in piazza dove vengono elencati gli aspetti negativi – l’esclusione dei forti Diamante e Sperone dal progetto di riqualificazione attraverso una svendita dei forti ai privati per farne ristoranti e alberghi, il mancato miglioramento del trasporto pubblico, i costi di gestione a carico di Amt, il sorvolo di un quartiere densamente popolato con due tralicci alti 70 metri previsti in mezzo alle case“. E ancora: “Zero effetti positivi”, si legge nella nota, tesa a contestare a priori lo studio sulle ricadute economiche e sociali della funivia che il Comune di Genova ha commissionato alla società di consulenza Deloitte.
Al corteo di stamani, che ha provocato la chiusura per qualche minuti di via Del Lagaccio, gestita dalla polizia locale, c’erano i comitati Con i piedi per terra e il coordinamento dei comitati di Oregina e Lagaccio ma anche Spi-Cgil, Auser, Italia Nostra, Legambiente, Circolo Nuova Ecologia e Wwf.
“Non sorvolerete le nostre teste” e “I piloni non li vogliamo”, altri slogan scanditi dai manifestanti. Sul tema si è espresso anche il capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale Gianni Pastorino: “Le amministrazioni Bucci e Toti sembrano non ascoltare le voci di chi vive il quartiere quotidianamente. Non possiamo accettare progetti invasivi di questo tipo senza un adeguato coinvolgimento della comunità. Il quartiere ha bisogno di soluzioni concrete e sostenibili, come strutture verticali che facilitino la mobilità dei residenti più deboli. È incredibile pensare che progetti come l’ascensore in via Adamo Centurione siano rimasti solo sulla carta”.