Genova. “Ci uccide il patriarcato, non il troppo amore”, e ancora “Ci uccide il vostro bravo ragazzo” e “Giulia, per te bruceremo tutto”. E decine di cartelli con i versi della lettera-poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres: “Se domani sono io, se domani non torno, sorella distruggi tutto”. Le vie del centro città, mercoledì sera, sono state invase dalla ‘passeggiata furiosa’, la camminata organizzata da Non Una di Meno in vista del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza di genere e sulle donne.
La ricorrenza quest’anno arriva a pochi giorni da un femminicidio – il 105esimo – che ha scosso l’Italia intera, superando anche i confini nazionali a livello di attenzione mediatica anche per la reazione suscitata: quello di Giulia Cecchettin, la 22enne veneta uccisa a coltellate dall’ex fidanzato, il coetaneo Filippo Turetta.
La risposta di Genova a questo femminicidio, l’ennesimo, è stata potente. Ispirate anche dalle parole di Elena Cecchettin, la sorella della giovane uccisa, che ha promesso di dare battaglia contro il patriarcato e la cultura dello stupro, la manifestazione organizzata da Non Una di Meno ha visto scendere in strada migliaia di persone che da piazza della Meridiana hanno sciamato verso piazza De Ferrari ribaedndo a gran voce “basta” e promettendo a loro volta che “per Giulia, e per tutte le altre, bruceremo tutto”.
La marea composta da donne, uomini, famiglie, anziani e bambini ha fine invaso de Ferrari allargandosi a macchia d’olio, e ha anche voluto prendere le distanze da quella che ha definito “vuota retorica”: l’immagine del volto di Cecchettin proiettata sulla facciata della Regione, e il “Muro delle bambole”, installazione legata proprio al 25 novembre: “Brucia tutto, pure sto muro”, è la scritta vergata con vernice rossa sulla parete dell’edificio.
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