Genova. Una prima lite, finita con le scuse per il fatto che dopo alcune birre per festeggiare la nascita del figlio di Romero avevano orinato sul muro di fronte alla casa dove Evaristo Scalco abitava in quel periodo in vico Mele, nel centro storico di Genova. Poi i due erano ritornati in zona perché Werner Luna Ayala doveva recuperare chiavi e documenti lasciati a casa della fidanzata. Per questo aveva ricominciato a bussare forte sulla porta di ferro. Scalco a quel punto si era arrabbiato. “Ci ha detto che facevano troppo rumore, di nuovo, di ha urlato insulti e ci ha detto andate via stranieri di merda”.
Poi la lite tra Miranda Romero e Scalco si è accesa e lui “E’ tornato con l’arco in mano dicendoci ‘Ho un regalo per voi’. Lo ha puntato e ha colpito il mio amico dicendo ‘Fa male vero? Vi avevo avvertiti’”. Così ha raccontato in aula Werner Luna Ayala, nel processo contro l’artigiano 63enne Evaristo Scalco, che la notte del 1 novembre dell’anno scorso ha ucciso con una freccia all’addome il 41enne Javier Miranda Romero.
Ayala ha spiegato al pm Arianna Ciavattini e alla Corte d’assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti che quella sera era uscito di casa per fare una telefonata alla madre e solo per caso aveva incontrato Miranda.
Per questo erano andati a bere qualche birra senza che lui nemmeno salisse a prendere il suo marsupio e per questo un po’ prima di mezzanotte si erano ritrovati sotto casa di Scalco, che abitava a due passi dalla casa della compagna di Luna Ayala. Forse avevano fatto rumore e probabilmente Scalco non aveva apprezzato che facessero pipì proprio lì davanti. Ma dopo i due amici si erano scusati e allontanati. Però Ayala aveva bisogno di recuperare le sue cose ma quando sono tornati a bussare al portone Scalco era ancora lì.
La situazione è degenerata in fretta. Lo scambio di insulti e poi quella violenza insensata da parte del 63enne. “Javier perdeva moltissimo sangue, come un rubinetto, dall’addome e anche dalla bocca” ha aggiunto nella sua drammatica testimonianza.
“Dopo averlo colpito Scalco è sceso e io l’ho spinto via – ha raccontato Ayala – ma lui si è allontanato e poi è tornato con degli asciugamani e una pinza. Gli ho detto di non toccarlo. -pensavo che toccandolo avrebbe aggravato la situazione. Gli ho detto che si dovevano chiamare i soccorsi. Io ho pensato che con la pinza volesse togliergli il pezzo di freccia per nasconderlo, perché una persona che sta male e sanguina e nn puoi salvarla togliendo il pezzo con una pinza”. “Secondo me era ubriaco – ha aggiunto l’amico della vittima – l’ho visto dai suoi occhi quando è sceso. E poi quando era alla finestra aveva la musica molto alta accesa e diceva a noi che facevano rumore”
Ayala ha anche escluso che lui e Miranda avessero tirato dei petardi come sostiene Scalco e come oggi ha ipotizzato anche un vicino di casa. “Petardi non ne ho visti né sentiti” ha ribadito.
“Abito al piano di sopra ed ero a dormire – ha raccontato un vicino di casa, Luciano Boselli che abita nell’appartamento sopra a quello dove viveva Scalco – Sono stato svegliato da un forte colpo, che poi ho scoperto essere stato un petardo. Poi ne ho sentito un altro, ha sentito del vociare, la situazione era esasperante come accade spesso, cosi mi sono alzato e affacciato. Ho visto un uomo colpito da una freccia. Ho chiamato i soccorsi, credo di essere stato il primo“.
Boselli “ha raccontato che nel vicolo “c’erano molte persone, ho visto Scalco che soccorreva il ferito, l’altro lo strattonava. Scalco era l’unico che soccorreva, gli altri fotografavano e filmavano”. “Io e i miei familiari abbiamo chiamato più volte i soccorsi -ha aggiunto – perché hanno impiegato molto”.