Genova. “Sono andata in pensione a marzo, dopo anni di insegnamento, e quando ho scoperto che avrei potuto continuare a seguire i miei ragazzi così non ci ho pensato due volte. Oggi ne seguo tre, se avessi potuto li avrei presi tutti”.
A parlare è Grazia, ex insegnante, una dei 260 tutori volontari che dal 2017 a oggi la Regione Liguria in collaborazione con il Comune di Genova, ha formato per fornire supporto amministrativo, pratico e psicologico ai tanti – sempre di più, e destinati a crescere ancora, complice il tragico scenario geopolitico attuale – minori stranieri non accompagnati che arrivano nella nostra regione.
L’ultimo corso di formazione si è tenuto il 12 e 13 maggio scorsi, e uno nuovo è previsto per il 17 e 18 novembre prossimi: al momento le adesioni sono una ventina, ma le iscrizioni sono ancora aperte e la speranza è che aumentino, così da garantire un supporto aggiuntivo alle centinaia di ragazzi giunti in Liguria privi di famiglia e punti di riferimento. Solo a Genova l’ultima stima parlava di 600 minori stranieri non accompagnati, a fronte di 183 posti ufficiali a disposizione.
Un passo indietro: la figura del “tutore volontario” è stata istituita nel 2017 con il Decreto Legislativo 47 del 2017, la cosiddetta “Legge Zampa”. Si tratta di privati cittadini che danno disponibilità a esercitare la rappresentanza legale di un minore straniero non accompagnato, facendo le veci – per quanto possibile – degli adulti di riferimento. Grazia ha frequentato il corso di formazione di maggio, ed è attualmente la figura di riferimento di tre ragazzi, uno dei quali, Omar, nazionalità egiziana, ha compiuto 18 anni da poche settimane. Per lui adesso si apre un limbo: troppo grande per restare in comunità e all’interno degli appositi progetti, troppo giovane per trovare un lavoro che non sia di apprendistato e, dunque, stipulare un contratto d’affitto.
“Il vero problema è questo – spiega Grazia – Evitare che tutto il lavoro fatto con questi ragazzi si perda con il compimento della maggiore età. Dietro la parvenza talvolta irruente e vivace di questi ragazzi, ci sono persone in crescita e con grandi potenzialità che hanno bisogno di aiuto. Alcuni sono arrabbiati, possono apparire maleducati, ma sono ragazzi che devono gestirsi e non sanno bene come farlo, arrivano in una società completamente diversa dalla loro, si confrontano con una cultura e una religione molto diversae, le famiglie non ci sono, i genitori sono distanti e provano a gestirli da là. Uno dei miei ragazzi inizialmente in classe mi insultava in arabo quando chiedevo silenzio. Oggi, che continuo a seguirlo come tutrice, mi adora e io adoro lui”.
Chiunque può diventare tutore volontario, a patto che abbia compiuto almeno 25 anni. Il corso vede il coinvolgimento di tutti i principali referenti territoriali, Tribunale per i Minorenni di Genova, Regione Liguria, Comune di Genova, Questura di Genova, avvocati e rappresentanti delle comunità ospitanti. I partecipanti otterranno un attestato che ne consentirà l’inserimento nell’elenco dei tutori volontari presente presso il Tribunale per i Minorenni di Genova, e gli aspiranti possono presentare domanda di partecipazione attraverso l’avviso pubblico istituito a livello regionale e disponibile sul sito di Regione Liguria.
“È un bell’esempio di cittadinanza attiva, a oggi il 65% dei tutori volontari è donna, il 35% uomo – spiega Simona Ferro, assessora alla Tutela e valorizzazione dell’Infanzia e alle Politiche giovanili di Regione Liguria – È un tema importante, perché riguarda non soltanto la rappresentazione giuridica dei ragazzi, ma un più ampio concetto di genitorialità sociale. Ci aspettiamo che porti sia a una maggiore inclusione per i ragazzi, sia a un arricchimento per il territorio”.
“Il tutore volontario è una figura fondamentale per il raggiungimento degli scopi del legislatore – ha aggiunto la garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Regione Liguria, Guia Tanda – bisogna assicurarsi che i loro diritti vengano rispettati, e questo può diventare punto di ancoraggio e ripartenza”.
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