Genova. “L’antisemitismo che si sta manifestando sia in Europa sia altrove, ad esempio negli Stati Uniti, è un fatto concreto che non va sottovalutato, nei momenti più critici c’è sempre la tendenza a cercare un capro espiatorio e la storia ci insegna che quanto si ripresentano fenomeni di antisemitismo non è un problema solo per gli ebrei, l’antisemitismo è sintomo di una società inadeguata”. A parlare è il rabbino capo della comunità ebraica genovese, Giuseppe Momigliano, in occasione dell’80esima commemorazione della deportazione degli ebrei genovesi.
All’appuntamento, organizzato dalla comunità ebraica, dal centro culturale Primo Levi e dalla comunità di Sant’Egidio, hanno partecipato oltre 500 persone.
Dopo gli interventi e la riflessione in sinagoga, colma di pubblico, i partecipanti hanno marciato da via Assarotti a Galleria Mazzini, percorrendo la strada dove si trovano alcune pietre d’inciampo, i “sanpietrini” in ottone con scritti i nomi di alcune vittime della Shoah.
Una partecipazione più attenta e numerosa del solito, inevitabilmente, per via di quanto sta accadendo in Medio Oriente ma soprattutto in ragione degli episodi di antisemitismo che si sono verificati in diverse aree del mondo, Europa compresa.
Un livello di attenzione alto anche a Genova che ha portato la questura, con la digos, carabinieri e polizia locale, a presidiare la Marcia della Memoria con un dispositivo discreto ma massiccio.
Alla manifestazione simbolica, oltre a molte famiglie appartenenti alla comunità ebraica – che a Genova conta ufficialmente 350 persone – le principali autorità locali, l’arcivescovo Marco Tasca, alcune scuole e semplici cittadini che hanno voluto esprimere vicinanza.
La marcia si è conclusa con gli interventi, in videomessaggio, di Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e di Edith Bruck, scrittrice e testimone della Shoah. In piazza anche molti ragazzini che portavano cartelli con scritti i nomi dei più famosi campi di sterminio e di concentramento, dove finirono i 260 ebrei genovesi deportati il 3 novembre 1943.
“Quello che sta succedendo nel mondo ci ricorda che l’antisemitismo è sempre in agguato, purtroppo si ripresenta a ogni occasione propizia – ha affermato Raffaella Petraroli Luzzati, presidente della comunità ebraica genovese – noi oggi diamo la piena solidarietà a Israele, perché per dare un giudizio sulle azioni bisognerebbe trovarsi in quella stessa situazione”.
Nessun riferimento alle morti tra i civili palestinesi, nei bombardamenti di Israele che stanno proseguendo da giorni su Gaza, succeduti all’attacco terroristico di Hamas del 6 ottobre. “La condivisione di valori comuni a tutte le religioni potrebbe aiutare ad avere una qualche speranza nel futuro, non so fino a che punto, però”, conclude Petraroli. “I giudizi che vengono emessi in questi giorni – ha aggiunto il rabbino capo – non tengono conto della complessità dei fatti e della storia“.
Le parole di distensione più forte arrivano da Sergio Casali, comunità di Sant’Egidio, soggetto che da anni contribuisce all’organizzazione della Marcia della Memoria e di tante altre iniziative di pace a Genova. “in questi giorni ci siamo resi conto di quanto è contagioso il potere dell’odio, siamo qui per rispondere con un contagio uguale e contrario, quello della pace e della solidarietà”.
“Oggi ricordiamo anni lontani che, decennio dopo decennio, speravamo tutti di non rivedere mai più e che talvolta invece vediamo rievocare anche in alcuni simboli della nostra civilissima Europa. Questo ci preoccupa ancora di più – ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – ed è la ragione per cui sono particolarmente colpito che a questa iniziativa vi siano rappresentanti di tutte le forze politiche, anche con visioni del mondo diverse e talvolta opposte, unite nella solidarietà in ricordo di quella storia, che deve farci costruire un futuro diverso e migliore. A tutti voi, a tutta la comunità ebraica di questa città e a tutto il popolo ebraico e allo Stato di Israele, l’abbraccio e la vicinanza di Regione Liguria”.