Genova. Circa duecento persone, in una manifestazione nata da un gruppo spontaneo, hanno partecipato questo pomeriggio al flash mob in piazza De Ferrari per contestare pacificamente l’iniziativa dell’assessore regionale allo Sport Simona Ferro di promuovere i corsi di autodifesa per le donne con dimostrazioni e prove pratiche sotto la sede di piazza De Ferrari nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
“I corsi di autodifesa possono andare benissimo – dice Sara Tassara, consigliera municipale nel medio ponente e una delle promotrici della manifestazione – ma le istituzioni devono smetterla di associare questi strumenti al 25 novembre e di farli passare come la soluzione del problema della violenza sulle donne”.
Per chi era in piazza oggi a Genova la soluzione, l’unica cosa sensata da fare è quella di incrementare le risorse dei centri antiviolenza: “Sui centri antiviolenza devono arrivare finanziamenti consistenti, molto più ingenti di quelli attuali, perché sono gli unici che hanno le competenze e la professionalità per intervenire in maniera capillare su tutti gli aspetti, dall’ascolto alle misure di tutela come l’inserimento nelle case rifugio, alla formazione del personale delle forze dell’ordine. E le risorse non sono assolutamente sufficienti”.
“Non siamo noi donne che dobbiamo difenderci” conclude Tassara riprendendo lo slogan dello striscione che reggono i manifestanti che hanno dato vita anche a un piccolo corteo in piazza De Ferrari mentre intorno si svolgevano le prove pratiche dei corsi.
Per l’assessore regionale allo Sport Simona Ferro “la contestazione soprattutto in una giornata come questa – dice – credo sia fuori luogo. Penso che ogni iniziativa abbia un suo valore e che soprattutto di fronte a temi come quello della violenza sulle donne dobbiamo essere tutti uniti, senza distinzione di colore politico”.
Ferro difende tenacemente l’iniziativa proprio da lei fortemente voluta: “Sempre più donne stanno seguendo corsi di autifesa personale e non soltanto per diventare più forti o a loro volta violente, ma soprattutto per ritrovare l’autostima e la fiducia in sé magari dopo un episodio di violenza”.
Ferro contesta anche l’accusa da parte dei manifestanti, espressa anche in molti cartelli, di non finanziare a sufficienza i centri antiviolenza: “Quest’anno abbiamo ottenuto 700 mila euro, quindi molti più soldi per sostenere i centri anti violenza e le case rifugio, ma soprattutto abbiamo ottenuto 211mila euro per finanziare i Cuav, cioè i centri che si occupano di curare gli uomini violenti perché il problema va affrontato su più livelli. Per ottenere questi finanziamenti abbiamo dovuto fare un forte pressing alla Conferenza Stato Regioni, quindi questo tipo di contestazione non è comprensibile”.