Genova. È confermata per giovedì 16 novembre alle 8.30 davanti alla portineria dello stabilimento di Acciaierie d’Italia l’assemblea di tutti i lavoratori ex Ilva di Genova. A convocarla sono Fim, Fiom e Uilm dopo l’incontro definito “disastroso” del 9 novembre con esponenti del governo presso palazzo Chigi. I sindacati hanno promosso una mobilitazione con otto ore di sciopero in tutti gli stabilimenti entro il 23 novembre, data in cui si riunirà l’assemblea degli azionisti di Acciaierie d’Italia.
“Nel frattempo la situazione per noi lavoratori sta peggiorando”, è la denuncia che parte dalla fabbrica genovese. In particolare si riscontra un nuovo aumento della cassa integrazione “soprattutto nelle manutenzioni”, il blocco dei buoni welfare da 200 euro previsti dal contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, e ancora la “situazione impiantistica degradata dalla continua assenza di manutenzione” e i conseguenti “rischi per la sicurezza dei lavoratori sugli impianti”.
“Mentre a Roma discutono futuri assetti aziendali in una trattativa tra parte privata e pubblica dell’azienda gli impianti sono fermi e ai lavoratori non è garantito neanche quanto concordato col contratto nazionale. Non c’è più tempo da perdere“, ribadiscono i sindacati. “Decideremo insieme come proseguire nelle azioni di lotta, prima che sia troppo tardi”.
All’assemblea di giovedì mattina a Cornigliano parteciperà Valerio D’Alò della segreteria nazionale della Fim.
La settimana scorsa il Governo aveva “ribadito gli impegni assunti che prevedono l’assoluta esclusione di ipotesi di chiusura o liquidazione dello stabilimento” dell’ex Ilva di Taranto nonché “della sospensione dell’attività” e ha garantito che “l’obiettivo resta quello del raggiungimento nel tempo di determinati livelli di produzione”.
Risposte che non avevano per nulla convinto i sindacati che chiedono un “negoziato vero” con la multinazionale. Il 23 novembre è prevista un assemblea dei soci in cui sarà richiesta una ricapitalizzazione di 320-330 milioni di euro per gestire l’emergenza. Secondo le stime delle sigle dei metalmeccanici, per un vero rilancio servirebbero 5 miliardi.
Nel frattempo Genova attende risposte anche per decidere il futuro delle aree di Cornigliano, vincolate all’acciaio da un accordo di programma che Fiom e Fim per la prima volta hanno accettato di rimettere in discussione se “entro un anno” non arriveranno garanzie per sbloccare la situazione. Una scadenza che, nei fatti, tutti sanno essere ben più ravvicinata.