Genova. Nella primavera scorsa sembrava potesse esserci spazio per un accordo tra il Comune di Genova e i proprietari delle abitazioni di Capolungo, a Nervi, rimasti “aggrappati” alla falesia in parte crollata il 19 gennaio 2014. Quella transazione però non era andata a buon fine. Principalmente perché le assicurazioni in caso di transazione non avrebbero riconosciuto un euro all’amministrazione e questo avrebbe costituito un esborso pesantissimo per le casse comunali.
A segnare un punto a capo nella vicenda della frana di Capolungo – oggi sono ancora una dozzina i residenti che non hanno potuto fare ritorno nelle loro case, a rischio crollo – è stata una sentenza del tribunale civile di Genova. Il Comune di Genova e anche la Regione Liguria – che invece era rimasta fuori da una precedente ordinanza del tribunale in merito all’avvio dei lavori di messa in sicurezza – dovranno risarcire i proprietari degli immobili interessati dalla frana con circa 3 milioni di euro complessivi.
Una cifra che stabilisce un punto importante sul fronte del diritto ma che, forse, non pochi privati considerano non soddisfacente. Alcune stime in passato avevano prospettato almeno il doppio del valore. Non è escluso dunque che qualcuno possa scegliere di ricorrere in appello.
C’è un altro aspetto però: la sentenza condanna Comune e Regione anche a realizzare – in solido – gli interventi di messa in sicurezza della falesia, sul versante, e le opere a mare (già partite). La stessa ingiunzione era arrivata nel 2015 con un’ordinanza del tribunale che, però, aveva tenuto fuori De Ferrari. Condanna anche al pagamento di varie spese legali e perizie.
“Eseguiremo – dice il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi – come stabilito dalla legge, è importante che finalmente ci sia un giudizio pieno sulla vicenda, ma quello che non accettiamo è che ancora una volta l’Agenzia del Demanio sia stata esentata da qualsiasi responsabilità, oggi dobbiamo spendere soldi su un bene di cui non siamo proprietari semplicemente perché ne abbiamo una gestione di fronte della quali lo Stato non ci trasferisce praticamente un euro”. Anche la Città metropolitana non è stata ritenuta in alcun modo responsabile.
Tornando alla sentenza del tribunale civile, il conto più esoso sarà quello relativo ai lavori sulla falesia vera e propria: stimato, in epoca pre Covid, intorno agli 8 milioni di euro. Uno studio dell’Università di Genova, nel 2021, aveva evidenziato un peggioramento delle condizioni di stabilità del versante. Già partito invece l’iter per l’intervento sulla scogliera.