Il processo

Ucciso con una freccia, al via il processo per Evaristo Scalco: la sentenza potrebbe arrivare entro fine anno

E' accusato di omicidio volontario aggravato dei futili motivi. Oggi in aula la ricostruzione del momento dell'arresto

Evaristo Scalco

Genova. E’ cominciato questa mattina davanti alla corte d’assise di Genova presieduta da Massimo Cusatti il processo a Evaristo Scalco, l’artigiano di 63 anni che la notte tra il primo e il due novembre scorso uccise con una freccia l’operaio Alfredo Javier Romero Miranda, 41 anni, in centro storico. Scalco è accusato di omicidio aggravato dai futili motivi e dall’odio razziale, reato che prevede potenzialmente l’ergastolo.

Scalco, era stato arrestato subito dopo il delitto. In aula questa mattina è stato sentito uno dei carabinieri intervenuti sul posto quella notte: ha raccontato di aver visto la vittima a terra in un lago di sangue e l’imputato che cerca di tamponare la ferita al petto (con la freccia ancora conficcata) con alcuni asciugamani. “Intorno c’erano molti cittadini stranieri che hanno indicato Scalco come l’autore di quell’aggressione e che inveivano contro di lui. Così lo abbiamo ammanettato e messo in sicurezza”. Nel frattempo era intervenuto il 118, ma per Romero non c’era molto da fare: il 41enne era morto qualche ora dopo in ospedale lasciando una compagna e un bimbo appena nato.

Proprio la nascita del figlio aveva indotto quella sera Romero a passare una sera di festeggiamenti nei vicoli insieme a un amico. A detta di Scalco i due avevano orinato non lontano dal cancello della sua abitazione (Scalco in quei giorni viveva in quell’appartamento perché stava facendo alcuni lavori di falegnameria su un’imbarcazione al porto antico). 

Era partito uno scambio acceso, poi i due si erano allontanati ma Miranda era poi tornato verso il vicolo trovando ancora Scalco sul balcone di casa. E dopo un altro scambio verbale aveva preso una delle frecce più appuntite per l’arco che lui stesso si era fabbricato e aveva colpito Miranda al petto.
L’aggravante dell’odio razziale formulata dal pm Arianna Ciavattini si basa sulle dichiarazioni dell’amico di Miranda che ha raccontato come Scalco li avesse insultati dicendo “Andate via stranieri di m…da”.

Scalco però ha sempre sostenuto di non essere razzista e sulla personalità dell’uomo il suo difensore Jacopo Pensa ha ottenuto l’acquisizione da parte della Corte di una decina di testimonianze raccolte come indagini difensive proprio sulla personalità dell’imputato, che da marzo si trova ai domiciliari nella sua abitazione di Varese e oggi ha ottenuto l’autorizzazione di venire alle prossime udienze senza la scorta delle forze dell’ordine.

Il presidente Cusatti ha ammesso stamattina quasi tutte le prove richieste dalle varie parti e ha fissato un fitto calendario di udienze che potrebbero portare ad arrivare a una sentenza di primo grado già entro la fine dell’anno. Nella prossima udienza, quella del 3 novembre, saranno sentiti tutti i testimoni dell’accusa, tra cui gli artificieri dei vigili del fuoco che hanno raccolto e analizzato i petardi trovati sotto l’abitazione di Scalco: sarà uno dei punti chiave del processo per chiarire se la reazione dell’artigiano sia derivata anche dal lancio di questi petardi (elemento che potrebbe potenzialmente far cadere l’aggravante dei futili motivi) oppure se siano stati accesi in un momento troppo precedente al delitto o comunque in modo da non poter rappresentare nemmeno un’attenuante per una reazione tanto violenta.

Soddisfatti del fitto calendario di udienze deciso dalla Corte anche gli avvocati di parte civile Jary Felice e Francesca Palmero. Nessun commento da parte dei familiari di Romero, apparsi in lacrime e molto scossi dalla questa prima udienza.

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