Reazione

No Skymetro, il comitato: “I numeri del Comune? Fuori dalla realtà. Siamo ancora più preoccupati”

Il fronte dei contrari attende i documenti ufficiali per fare ricorso al Tar e boccia le modifiche: "Il doppio binario? Sarà ancora più impattante"

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Genova. Scetticismo e preoccupazione. Così il comitato Opposizione Skymetro – Valbisagno Sostenibile accoglie il progetto di fattibilità della linea di metropolitana sopraelevata in Valbisagno presentato oggi al Matitone dall’assessore Matteo Campora e dal coordinatore per la mobilità sostenibile Enrico Musso. In realtà una serie di slide e dichiarazioni piuttosto che un vero e proprio documento ufficiale, quello che i cittadini attendono per passare all’attacco con un ricorso al Tar per bloccare la realizzazione di un’opera ritenuta dannosa oltre che poco efficace per risolvere i problemi della mobilità in vallata.

A colpire sono i numeri snocciolati durante la conferenza stampa, cifre mai uscite prima d’ora: si parla di oltre 6.100 viaggiatori in ora di punta, più di 60mila utenti trasportati al giorno (in entrambe le direzioni) per un totale di 20 milioni di passeggeri ogni anno. Stime che sarebbero “impossibili, fuori dalla realtà” secondo Vincenzo Cenzuales, presidente dell’associazione MobìGe e braccio destro del comitato. “Oggi dalla Valbisagno il trasporto pubblico muove 2.500-2.700 persone nella fascia di punta su un totale di 9mila persone all’ora, vorrebbe dire sostanzialmente raddoppiare questa quota. C’è qualcosa che non funziona nei loro conti. E siccome nei documenti presentati al ministero c’erano errori di calcolo, noi non ci fidiamo”. Da sempre il comitato sostiene che lo Skymetro avrà uno scarso appeal perché – a differenza del tram che hanno proposto con uno studio ad hoc – risulterebbe particolarmente scomodo, sia per la distanza tra stazioni sia per la loro ubicazione sulla sponda opposta a quella più popolata.

Altra affermazione ritenuta “incredibile” è quella sui tempi. “Viene detto che verrà concluso nel 2027: forse dal punto di vista tecnico è possibile – prosegue Cenzuales – ma nel cronoprogramma di assegnazione dei soldi da parte del ministero, adottato nel 2022, viene indicato il 2036 e il Comune ha accettato questa ripartizione con una delibera. A noi non interessano i desiderata, noi ci basiamo sugli atti ufficiali”. Secondo l’assessore Campora, però, ci sono già contatti col ministero per riprogrammare l’erogazione dei fondi (in tutto 398 milioni) e assicurare il termine dei lavori a tre anni dall’avvio “senza che il Comune sia costretto a indebitarsi”. Così come appare inverosimile che possano essere concessi altri 200 milioni per arrivare fino a Prato: “Non li daranno mai, in quel tratto lo Skymetro porterebbe mille persone: siamo lontanissimi da ogni senso tecnico e logico, a tutto c’è un limite”.

Il doppio binario sull’intero tracciato è la vera novità rivelata oggi, oltre alle modifiche anticipate negli scorsi mesi: una variante che, da un lato, serve garantire la frequenza di 6 minuti anche in caso di problemi sulla linea, ma dall’altro amplifica le dimensioni del bruco posto a una quota di 9 metri sulle sponde del Bisagno. “La scelta del binario unico era dettata dal minor impatto ambientale possibile, ora invece questo oggetto sarà più grande che in origine, quindi siamo molto più preoccupati di prima“. Inoltre l’impalcato in acciaio anziché in cemento “farà aumentare i costi di manutenzione, basta vedere cosa succede alla Tour Eiffel”.

Campora ha aperto all’ipotesi di un tavolo Pris per risarcire gli abitanti interferiti, ma anche qui Cenzuales rileva una contraddizione: “Loro dicono che non ci sarà impatto, però poi vogliono forzare la normativa per indennizzare i cittadini. Se abitassi in via Moresco, via Mandoli o Lungobisagno Istria venderei subito casa, non c’è Pris che tenga”.

La conferma del passaggio in sponda destra tra Sant’Agata e Marassi non tranquillizza gli esponenti del comitato. Anzitutto perché “non è vero che nessun albero verrà toccato, visto che è stato ammesso che sarà necessario ripiantarne alcuni da corso Galilei a via Canevari e questa operazione con un platano ad alto fusto ha basse probabilità di successo”. E poi, fa notare Cenzuales, “non sono stati mostrati rendering della Bassa Valbisagno, quindi non sappiamo da un punto di vista concreto come l’opera andrà a impattare sul territorio”. Il punto più “caldo” è proprio a monte della ferrovia, dove i progettisti hanno escogitato un metodo per realizzare la svolta senza strutture nel Bisagno con un doppio attraversamento dell’alveo che comprenderà un ponte obliquo lungo un centinaio di metri.

Il “percorso partecipativo” promesso dal Comune passa ora attraverso la piattaforma Dialoghi in città gestita dall’Università di Genova che passerà al vaglio un progetto con ben pochi margini di manovra. “Se è stato deciso di non passare da corso Galliera è stato grazie a un comitato di centinaia di cittadini che in questi 13 mesi si sono battuti per far cambiare idea alle istituzioni e vorremmo che questo fosse riconosciuto. Infine – conclude Cenzuales – ci spiace moltissimo che l’Università si presti a modalità di lavoro così poco edificanti”.

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