Genova. “Ci hanno raccontato non solo i motivi drammatici per cui sono partiti dal loro Paese, ma anche il periodo in Libia: chi in cattività chi nei centri di detenzione, chi ai lavori forzati, sotto torture, violenze sessuali. Ci sono tante violenze fisiche non visibili ma anche molte violenze psicologiche“. Sono le storie dei 63 migranti della Geo Barents, arrivati questa mattina nel porto di Genova dopo un viaggio di oltre tre giorni nel Mediterraneo. A raccontarlo è Fulvia Conte, responsabile di ricerca e soccorso della Ong Medici senza frontiere, mentre sono ancora in corso le operazioni di sbarco a Ponte Doria.
L’allarme è scattato tra sabato e domenica, quando i migranti erano già in mare da un giorno. “Dopo aver ricevuto l’indicazione di una barca in difficoltà, indicazione che veniva anche da un aereo di Frontex, abbiamo cercato questo gommone per tre ore nella notte, è stato difficilissimo. Quando li abbiamo trovati avevano entrambi i tubolari abbastanza sgonfi, siamo però riusciti a portare in salvo tutte e 63 le persone”.
A quel punto il Governo ha assegnato il porto di Genova: “Il più lontano mai assegnato alla Geo Barents, a oltre 1.160 km di distanza, quindi ci sono voluti tre giorni per raggiungerla – spiega Conte -. Non sono solo tre giorni in più di navigazione, ma tre giorni che allontanano dall’area di soccorso in cui si sa che ci sono altre persone in difficoltà. Abbiamo saputo che c’erano altre barche in difficoltà per un totale di centinaia di persone, alcune di queste sono state soccorse da Guardia costiera o altre Ong, di altre non si sa più nulla, alcune invece sono state respinte e riportate in Libia, cosa contraria ai diritti umani perché è noto che in Libia potrebbero avvenire detenzione e violenze”.
I sopravvissuti a bordo sono “in condizioni molto precarie”, conferma la volontaria. Tra loro ci sono in tutto 9 donne tra cui una incinta e una ragazza di 14 anni, la prima a scendere dalla nave, probabilmente vittima di abusi sessuali. Il più giovane ha 13 anni. Uno degli uomini è rimasto ferito da un proiettile in Libia: quando è stato tratto in salvo sulla Geo Barents aveva la pallottola ancora in corpo. Sceso a terra, è stato stabilizzato e visitato dai medici: le sue condizioni non sono critiche.
“Dopo la prima identificazione arrivano alla parte sanitaria nelle nostre due tende, con due medici urgentistici – ha spiegato Paolo Frisoni, direttore del 118 di Genova -. Facciamo una visita, valutiamo i parametri e la loro storia. In caso di bisogno verranno trasferite in ospedale. Al momento non abbiamo riscontrato nessuna problematica sanitaria particolare, ovviamente la valutazione psicologica è fondamentale per chi affronta questo viaggio. C’è anche una donna in gravidanza, già visitata, che verrà indirizzata verso un ospedale cittadino. Sta bene, ma è evidente che per la storia difficile che ha alle spalle verrà seguita psicologicamente”.
I migranti sbarcati dalla Geo Barents rimarranno tutti in Liguria, come ha confermato il prefetto Renato Franceschelli, anche se la maggior parte sarà destinata a centri d’accoglienza fuori Genova. Circa la metà dei minori non accompagnati resterà invece in città. Una volta lavati, cambiati e rifocillati dopo le procedure di identificazione e le visite mediche, saliranno sui pullman organizzati dalla Prefettura. Tutte le operazioni dovrebbero concludersi entro la giornata.