Sani e salvi

Geo Barents, terminato lo sbarco dei migranti a Genova. Rebus accoglienza in vista dell’inverno fotogallery

Somministrato il trattamento anti-scabbia ma le cicatrici sono soprattutto psicologiche. Dei nuovi arrivati 19 sono ospitati nella tendopoli di Voltri. Il prefetto Franceschelli: "Andrà sostituita entro l'inverno"

Genova. È terminato nel pomeriggio lo sbarco dei 63 migranti soccorsi in mare e portati a Genova dalla Geo Barents, nave di Medici senza frontiere arrivata poco dopo le 7.00 di questa mattina a Ponte Doria e salpata nuovamente alla volta di Augusta, in Sicilia. Completate le procedure sanitarie e di identificazione, circa la metà di loro è salita sui pullman della Prefettura diretti ai centri di accoglienza nelle altre province liguri. A Genova sono rimasti cinque dei dieci minori non accompagnati a bordo, gli altri sono stati destinati a strutture fuori città. Ora il rebus in vista dell’inverno è quello dell’accoglienza: le strutture sul territorio sono ormai sature e la tendopoli di Voltri non potrà reggere ancora per molto tempo.

Proprio a Voltri, nella struttura d’emergenza gestita dalla Croce Bianca, sono stati destinati 19 uomini di diverse nazionalità con un’età media di circa 22 anni. Le operazioni di trasferimento sono state ultimate intorno alle ore 18.00. I nuovi ospiti verranno sottoposti alle visite presso l’ambulatorio mobile della Croce Bianca e inseriti nel programma di accoglienza e assistenza operante da un mese nell’area degli ex cantieri navali Costaguta. Non sono attualmente segnalati casi clinici significativi e non sono state necessarie ospedalizzazioni.

Tra le situazioni più difficili dal punto di vista sanitario quella di un uomo ferito da un proiettile in Libia, sbarcato con la pallottola ancora in corpo e subito assistito dai medici ospedalieri. La prima a scendere dalla nave è stata una ragazza di soli 14 anni che ha viaggiato da sola e probabilmente ha subito violenze sessuali: è stata presa immediatamente in carico dai servizi del Comune che le hanno riservato un percorso protetto. Nove le donne in complesso, di cui una incinta. A tutti i migranti sono stati somministrati farmaci per la cura della scabbia, effettivamente riscontrata in alcune persone.

 

Grazie alla macchina messa in moto da Protezione civile, Croce Rossa, pubbliche assistenze e Asl, i migranti hanno trovato subito cibo, vestiti nuovi e servizi igienici per riprendersi dopo il viaggio iniziato venerdì scorso dalle coste del Nord Africa. Ma per molti di loro, però, le cicatrici più evidenti non sono quelle fisiche. “Ci hanno raccontato non solo i motivi drammatici per cui sono partiti dal loro Paese, ma anche il periodo in Libia: chi in cattività chi nei centri di detenzione, chi ai lavori forzati, sotto torture, violenze sessuali. Ci sono tante violenze fisiche non visibili ma anche molte violenze psicologiche“, ha raccontato Fulvia Conte, responsabile di ricerca e soccorso della Ong Medici senza frontiere

L’allarme era scattato tra sabato e domenica, quando i migranti erano già in mare da un giorno. Bangladesh, Sudan, Nigeria, Ghana, Ciad, Niger, Costa d’Avorio, Mali, Eritrea e Guinea Bissau le nazionalità di provenienza delle persone. “Dopo aver ricevuto l’indicazione di una barca in difficoltà, indicazione che veniva anche da un aereo di Frontex, abbiamo cercato questo gommone per tre ore nella notte, è stato difficilissimo. Quando li abbiamo trovati avevano entrambi i tubolari abbastanza sgonfi, siamo però riusciti a portare in salvo tutte e 63 le persone”.

A quel punto il Governo ha assegnato il porto di Genova: “Il più lontano mai assegnato alla Geo Barents, a oltre 1.160 km di distanza, quindi ci sono voluti tre giorni per raggiungerla – spiega Conte -. Non sono solo tre giorni in più di navigazione, ma tre giorni che allontanano dall’area di soccorso in cui si sa che ci sono altre persone in difficoltà. Abbiamo saputo che c’erano altre barche in difficoltà per un totale di centinaia di persone, alcune di queste sono state soccorse da Guardia costiera o altre Ong, di altre non si sa più nulla, alcune invece sono state respinte e riportate in Libia, cosa contraria ai diritti umani perché è noto che in Libia potrebbero avvenire detenzione e violenze”.

Visti i numeri tutto sommato modesti, l’arrivo della Geo Barents, nonostante la ribalta mediatica, non ha avuto grande impatto sull’emergenza migranti a livello territoriale. “In provincia continuiamo a tentare di ampliare la rete di accoglienza − spiega il prefetto Renato Franceschelli − e in questo momento, con i sacrifici che fa tutta Italia nel garantire nuovi posti, ci stiamo provando anche in provincia di Genova. I numeri sono cresciuti non è certo una novità”.

Una soluzione temporanea è stata individuata nella tendopoli allestita negli ex cantieri Costaguta di Voltri. Ad oggi sono 75 i migranti ospitati in 12 tende da sei posti ciascuna, dunque la struttura è satura. All’interno vengono organizzati corsi di italiano che facilitano l’inserimento una volta ottenuti i documenti (percorso che richiede circa sei mesi) è disponibile anche il WiFi. Ma sono oltre 400 gli ospiti totali suddivisi fra le 40 realtà gestite dalla Croce Bianca.

Resta comunque il problema dei posti disponibili: “Le tende non possono essere una soluzione per lungo tempo − aggiunge il prefetto −. Spero che prima dell’inverno le sostituiremo, ma con 400 arrivi sulla Liguria era l’unica soluzione praticabile. L’hub vero arriverà quando troveremo un posto degno di questo nome per farlo, perché è ovvio che l’hub deve avere tanti numeri. Se faccio un hub di 50 posti, dopo due viaggi si è riempito e non serve più a niente”.

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