Genova. Una “tempesta perfetta”: così gli amanti dei funghi hanno definito queste settimane in cui alle temperatura sopra la media si sono aggiunti pochi giorni di piogge molto intense, che hanno trasformato i boschi in vere e proprie oasi per i cercatori. Le altissime probabilità di uscire e tornare con il paniere pieno hanno quindi spinto moltissime persone a battere i sentieri per raggiungere gli angoli più remoti in cerca di porcini e finferli, aumentando così anche la percentuale di persone che nel corso delle battute si sono persi o infortunati. E purtroppo in alcuni casi l’uscita si è trasformata in tragedia.
Nel giro di meno di un mese sono stati una ventina, circa uno al giorno in media, gli interventi per soccorrere fungaioli condotti nella provincia di Genova da vigili del fuoco e uomini del Soccorso Alpino. Due le vittime: un uomo di 74 anni trovato senza vita lo scorso 3 ottobre nel fiume Trebbia in località Costa Fontana, nei boschi che circondano Torriglia, e un uomo di 63 originario di Milano trovato morto nei boschi vicino a Codorso, nel comune di Rezzoaglio, domenica.
A questo si aggiunge la sfilza di soccorsi per cercatori che hanno perso l’orientamento o sono caduti, facendosi male e non riuscendo più a camminare. Dal Faiallo al parco dell’Antola, dalla val Trebbia a Cicagna, da Lorsica a Tiglieto, non c’è un angolo di bosco risparmiato dalle ricerche. Che spesso conducono i fungaioli (professionisti e dilettanti) lontani dai sentieri, costringendo i soccorritori a orientarsi con il gps dei cellulari, quando va bene, per ritrovarli.
“Ci sono giornate in cui le richieste di aiuto sono continue”, confermano i vigili del fuoco del comando provinciale, che coordinano gli interventi e a volte inviano sul posto anche l’elicottero per velocizzare i trasporti in ospedale e curare arti rotti, distorsioni o ferite da cauta. Anche per gli uomini del Soccorso Alpino le ultime settimane sono state intense: “Il problema è che molti vanno per funghi senza l’adeguata preparazione né attrezzatura – conferma Roberto Canese, presidente regionale del Soccorso Alpino ligure – C’è la tendenza a indossare abiti mimetici, ma in caso di smarrimento per i soccorritori è più difficile trovarli. A questo si aggiunge che molti cercatori non comunicano il luogo esatto in cui vanno a caccia di funghi, e rintracciarli è complesso se non si riesce a circoscrivere la zona. Bisogna sempre riferire almeno a una persona il luogo in cui si è diretti. Poi le calzature: in tanti mettono gli stivali di gomma, ma così si scivola molto più facilmente. Ancora, consigliamo di partire sempre con il telefono carico, e di non aspettare che scenda la sera per avvisare i soccorsi e chiedere aiuto. Se si sospetta di non riuscire a trovare la via del ritorno è meglio avvisare subito, con il buio le ricerche si bloccano, anche per tutelare la sicurezza degli operatori”.
Un’altra buona norma da seguire per facilitare i soccorsi è restare nel punto da cui si chiede aiuto. Emblematico è stato il caso di un cercatore che ha chiesto aiuto a Barbagelata, in zona Lorsica, dopo una caduta, e poi si è rimesso in cammino arrivando sino a Montebruno, dove è stato avvistato da un altro escursionista che ha chiamato a sua volta i soccorsi vedendolo ferito. E così, vigili del fuoco e uomini del Soccorso Alpino hanno cercato per un intero pomeriggio due fungaioli in difficoltà, sino a quando non hanno capito che era la stessa persona.