Roma. Otto ore di sciopero su tre turni venerdì 20 ottobre per i lavoratori di tutto il gruppo Acciaierie d’Italia, compreso quindi lo stabilimento di Cornigliano, e manifestazione a Roma. È quanto hanno deciso delegati sindacali dell’ex Ilva e segretari durante l’assemblea di stamattina a Roma sotto il ministero delle Imprese e del Made in Italy. La mobilitazione verrà deliberata formalmente dal coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm. Domani, inoltre, una lettera ai parlamentari di tutti i gruppi, maggioranza e opposizione, per sollecitare l’attenzione della politica sulla vertenza e sul piano della siderurgia rimasto ancora lettera morta.
La mobilitazione però riguarderà l’intera settimana, perciò prossimi giorni saranno organizzate anche iniziative sui singoli territori come presidi davanti alle prefetture. “Ci stiamo pensando, a breve avremo la riunione dei delegati e l’assemblea – spiega Armando Palombo, Rsu Fiom Cgil della fabbrica di Cornigliano -. Dopo gli scioperi a Taranto e Genova è positivo il fatto che il coordinamento nazionale di tutti i delegati abbia preso atto della vicenda in cui siamo incastrati e si mobilitino tutti insieme. Iniziamo a prenderla per il verso giusto. Ricordiamoci che, se nessuno ci mette i soldi, quest’azienda si ferma“.
“Sarà una grande manifestazione con 19mila lavoratori coinvolti – spiega Christian Venzano, segretario della Fim Cisl Liguria -. Ci saranno non solo quelli di Acciaierie d’Italia, ma anche Ilva in amministrazione straordinaria e le ditte dell’indotto. Nei prossimi giorni ci coordineremo per portare a Roma più persone possibili”. I sindacati sono già al lavoro per pianificare il viaggio in pullman con l’obiettivo di garantire una forte partecipazione anche dal fronte genovese, che negli ultimi anni è stato il più “caldo” e il più organizzato nonostante i numeri inferiori rispetto a Taranto.
La lotta, dunque, si trasferisce a Roma dopo l’assaggio fornito la scorsa settimana col corteo che ha bloccato per una mattinata le vie di Cornigliano coi mezzi da lavoro. Un’iniziativa che ha avviato la nuova fase di interlocuzione con la Regione che ha portato alla storica apertura di Fiom e Fim sulle aree vincolate dall’accordo di programma. Che non ci sia più tempo per attendere lo sostiene anche Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, intervenuto questa mattina a margine della Shipping Week a Genova. La mancanza di chiarezza sugli investimenti da parte di Mittal e sul ruolo dello Stato tiene in sospeso tanto Genova, dove la fabbrica soffre problemi di sicurezza e guasti che mettono a rischio la (poca) produzione, quanto soprattutto Taranto, che senza decarbonizzazione è destinata a fermarsi.
La situazione dell’ex Ilva di Taranto “è ai minimi termini, produce meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio, è quasi spenta – ammonisce Rocco Palombella, segretario generale della Uilm -. Ci sono 3 mila lavoratori in cassa integrazione, l’indotto è in uno stato comatoso. La situazione è estremamente grave. Abbiamo deciso un programma di iniziative che non saranno conclusive finché il governo non prende atto di una situazione irreversibile” di fronte alla quale non servono “soluzioni tampone, occorre una decisione vera, forte che dia il segnale che lo Stato c’è”.
“Lo sciopero, la manifestazione e le assemblee devono servire per spiegare che la responsabilità è di tutti fuorché dei lavoratori. Se non si apre una trattativa, si apre una stagione di scontro – commenta il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, dall’assemblea dei delegati. chiedendo anche che “si apra una commissione di inchiesta parlamentare, che verifichi le responsabilità sulla gestione degli stabilimenti”. De Palma rimarca la necessità di “rimettere al centro la questione dell’industria. Noi ci eravamo, ci siamo e ci saremo”.
“Ci devono essere margini di discussione e il tempo deve essere utilizzato bene, purtroppo il tempo non è neutrale perché se lasciamo la situazione in questo stato l’azienda sprofonda, i lavoratori vengono ancora più messi in cassa integrazione, non ci sono soldi per lavorare e le ditte di appalto vengono prese in ostaggio – attacca Roberto Benaglia, segretario generale della Fim -. La situazione è critica. Abbiamo bisogno di moltissime risposte e soprattutto che il governo decida con noi quale è il rilancio che deve avere Taranto e tutta la siderurgia italiana”.
In settimana, intanto, sono attese le audizioni in parlamento di Franco Bernabè, Lucia Morselli e del ministro Adolfo Urso. Ricordiamo che proprio Bernabè, presidente di AdI e uomo Invitalia, nei giorni scorsi si è sostanzialmente dimesso rimettendo il mandato nelle mani della premier Meloni in aperto contrasto con l’attuale gestione del dossier.