Genova. Si sposta a Roma, ma solo momentaneamente il fulcro della mobilitazione attorno all’ex Ilva. Davanti all’ingresso del ministero dell’Impresa stamani, a partire dalle 10.30, si riunisce il coordinamento nazionale dei sindacati metalmeccanici – Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil – in tutto circa 200 lavoratori tra cui una folta delegazione dalla fabbrica di Cornigliano.
Lo stabilimento genovese di Acciaierie per l’Italia dipende a doppia corda, per forza di cose, dal futuro di Taranto. L’assemblea di oggi – un unicum finora, con tavoli e sedie in strada – dà il via a una settimana che si preannuncia di nuove proteste. I sindacati, che a Genova hanno lanciato un ultimatum all’azienda e al governo, sono pronti a una mobilitazione nazionale e permanente.
La difesa della siderurgia come asset primario per il Paese, la fine del ricorso alla cassa integrazione, investimenti sulla sostenibilità e sulla sicurezza sono alcuni dei punti chiave su cui i metalmeccanici chiedono una svolta. Ne parleranno in piazza mentre in parlamento è attesa l’audizione dei manager di AdI.
Nei giorni scorsi, contro lo stallo su cui si è arenata la vertenza, si sono visti gli scioperi a Taranto e Genova, dove è anche andato in scena un corteo nelle strade del ponente. Niente più che un assaggio di quello che potrebbe accadere se non arriveranno le risposte attese.
In settimana, intanto, sono attese le audizioni in parlamento di Franco Bernabè, Lucia Morselli e del ministro Adolfo Urso. Ricordiamo che proprio Bernabè, presidente di AdI e uomo Invitalia, nei giorni scorsi si è sostanzialmente dimesso rimettendo il mandato nelle mani della premier Meloni in aperto contrasto con l’attuale gestione del dossier.